Giunti Editore

— 90 anni

90 anni Bompiani: gli anni Duemila

90 anni Bompiani: gli anni Duemila

La storia dei novant'anni della casa editrice Bompiani, un decennio per volta. 

Potresti essere interessato anche a:

Ti piace questo articolo? Iscriviti alla newsletter, non perderti il prossimo!

La filosofia: Il pensiero occidentale e i Testi a fronte

Il nuovo millennio si apre in Bompiani con la nascita di due collane fortunatissime, tuttora fiori all'occhiello del catalogo: Il pensiero occidentale e i Testi a fronte. Entrambe fondate e dirette da Giovanni Reale, si affermano ben presto tra le collane più importanti dedicate ai testi fondamentali della filosofia. La prima presenta autori e opere miliari, quasi tutte con testo originale a fronte, dall'età antica fino alla modernità: da Parmenide a Platone, da Aristotele a Proclo, dai Padri Cappadoci ad Agostino, da Cusano a Cartesio a Kant, fino ad arrivare a Hegel, Kierkegaard e ai (più) contemporanei Husserl e Heidegger, fino a figure liminari come Woytiła o Dostoevskij. La seconda invece, riproponendo ancora testi filosofici di fondamentale importanza, ne aumenta il valore filologico, offrendo le opere nella loro veste originale e in traduzione. Il colore della copertina distingue tra autori “antichi pagani”, “antichi cristiani”, “medioevali”, “moderni, “contemporanei” e “orientali”. Entrambe le collane sono corredate da autorevoli introduzioni, commenti e note esplicative a firma dei più importanti studiosi. Dopo la scomparsa di Reale, nel 2014, la direzione delle collane passa nelle mani di Maria Bettetini.

I libri di Tolkien

Di J.R.R. Tolkien Bompiani pubblicava già fin dal 1981 Lo Hobbit, ma è a partire dal 2000 che il catalogo si arricchisce dei tre libri della saga del Signore degli anelli e di tutte le altre opere del grande maestro del fantasy. Attorno alla serie più nota si è venuta costituendo una vera e propria galassia Tolkien, di cui Bompiani ha proposto man mano tutti i testi.

Un nuovo progetto grafico

Sempre nel 2000 la casa editrice affida a Polystudio, diretto da Francesco Messina, il proprio restyling grafico, dal font (creato appositamente da Messina) al logo. Il progetto parte dalla richiesta di incrociare lo stile decisamente libero dell'editoria contemporanea americana (che rinuncia volentieri all'identità di collana) con i valori della tradizione progettuale italiana, che invece hanno spesso esaltato la forza e l'eleganza della serialità. La soluzione individuata è quella di disegnare innanzitutto una famiglia di caratteri originali destinati a personalizzare il segno delle copertine e della comunicazione legati al marchio, anche in assenza di gabbie prefissate. È così che è nato Bomfield, il font ormai per tutti collegato alla casa editrice. Anche il nuovo marchio è un deciso restyling del segno progettato a suo tempo dallo stesso Valentino Bompiani. La lettera B resta presente e ben riconoscibile, ma le foglie del vecchio libro sono diventate petali di un fiore di loto, simbolo di saggezza e conoscenza.

Grandi autori e grandi premi

Il primo decennio del nuovo millennio vede sbarcare in Bompiani numerosi nuovi autori importanti: da Petros Markaris con le indagini del commissario Kostas Charitos (Ultime della notte è del 2000) a Yasmina Reza con Una desolazione, da Dubravka Ugrešić al premio Nobel Imre Kertész, da Anne Enright a Sandro Veronesi, per citare un italiano, che con Caos calmo ottiene il Premio Strega nel 2006. Nel 2005, invece, per la prima volta il Premio Campiello era andato ex æquo ad Antonio Scurati per Il sopravvisuto e a Pino Roveredo per Mandami a dire.

La collana anniversario

Per celebrare un compleanno importante come il novantesimo, il primo con Giunti Editore, Bompiani ha scelto un libro per ognuno dei nove decenni della propria storia: un riassunto minimo ed essenziale delle puntate precedenti per una casa editrice che, restando fedele a se stessa, ha avuto numerose identità e ha varato un catalogo vastissimo e diversificato. Per gli anni duemila abbiamo selezionato Il Budda delle periferie di Hanif Kureishi.

2001, Il Budda delle periferie, Hanif Kureishi

Unanimemente considerato uno degli autori più interessanti della modernità, Hanif Kureishi arriva a Bompiani nel 1994. In quell'anno la casa editrice pubblica la sceneggiatura, scritta con Robert Michell, del suo capolavoro, all'epoca edito da Mondadori. Dopo The black album, Love in a blue time, Nell'intimità e altri titoli esce Il Budda delle periferie nella traduzione di Ivan Cotroneo. Il libro racconta la storia di Karim, diciassettenne, ribelle, spiritoso, mezzo indiano mezzo no, e “vero inglese, più o meno”, come lui stesso dice. È un romanzo d'esordio, un racconto di formazione, un documento sociale e politico, e praticamente un essenziale abbecedario della cultura pop-rock, che con la sua irriverenza e la sua sfrontatezza continua a incantare i lettori di tutto il mondo. Vincitore del Whitbread Book Award (ora conosciuto come Costa Book Award) e trasformato a tre anni dalla sua pubblicazione in una serie TV BBC in quattro parti da parti con la colonna sonora di David Bowie, il romanzo è il capolavoro di Kureishi e uno dei testi fondamentali della letteratura di fine Novecento. Come ha ricordato Zadie Smith: “Nella nostra scuola circolavano diversi prodotti di contrabbando. I libri però non erano considerati oggetti molto ricercati. Il Budda delle periferie cambiò tutto quanto.”