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90 anni Bompiani: gli anni Cinquanta

90 anni Bompiani: gli anni Cinquanta

La storia dei novant'anni della casa editrice Bompiani, un decennio per volta. 

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Un decennio di grandi nomi italiani

Gli anni cinquanta segnano per Bompiani un arricchimento del catalogo con un'attenzione particolare nei confronti degli scrittori italiani. Il 1952 vede l'esordio di Raffaele La Capria con Un giorno di impazienza; nel 1954 inizia con Giovannino la pubblicazione delle opere di Ercole Pattia partire dal 1956 con Diario notturno, la sottile ironia e il raffinato umorismo di Ennio Flaiano hanno trovato la loro collocazione presso Bompiani; è del 1957 il debutto nel nostro catalogo di Pasquale Festa Campanile, con La nonna Sabella, mentre nel 1959 Ottiero Ottieri pubblica Donnarumma all'assalto, il romanzo capostipite della cosiddetta “letteratura industriale”. I capolavori di La Capria e Patti vedranno la luce nel decennio successivo, mentre Ottieri e Flaiano rimarranno parte integrante del catalogo Bompiani fino agli anni ottanta.

Dai “Delfini” a “Uno al mese”

Nel 1953 vedono la luce due importanti collane della casa editrice: “I Delfini” e “Uno al mese”. La prima, attiva per ben vent'anni, ha contribuito a riproporre importanti opere del catalogo e non poche novità in una veste accessibile che, anticipando le successive collane dei Tascabili, diventa ben presto largamente popolare. Grande fortuna avrà anche il logo, conservato pur nelle successive modifiche grafiche. Nei “Delfini” vedrano la luce libri di autori importanti, da La vita agra di Luciano Bianciardi ai Saggi elisabettiani di T.S. Eliot. Fortemente caratterizzata, la collana dà luogo nel corso degli anni a varie filiazioni, una delle quali è quella dei “Delfini d'acciaio”, destinati ai ragazzi e riproposta nel 1994 come “I Delfini Bompiani”. La seconda, “Uno al mese”, ha contribuito a lanciare in Italia non pochi tra i più noti best-seller internazionali (motivo per cui, dal 1963, cambierà il proprio nome in “B-S”): dal Dottor Stranamore di Peter George a Comma 22 di Joseph Heller, da Zia Mame di Patrick Dennis ai libri di Patricia Highsmith.

Non solo narrativa: “Teatro contemporaneo”, la rinascita dell'“Almanacco”, “Cose d'oggi”

Sul finire degli anni cinquanta e per tutta la prima metà del decennio successivo escono i volumi della collana “Teatro contemporaneo”, che raccoglie i testi integrali di alcuni tra i maggiori scrittori delle nuove generazioni, con una precisa collocazione critica: si va dai drammi di Henry de Montherlant al Nuovo teatro americano a cura di Furio Colombo. Nello stesso periodo rinasce “l'Almanacco” in una nuova serie, che durerà fino al 1980. Il primo volume è curato da Bompiani stesso e Cesare Zavattini e a partire dai successivi il taglio sarà tematico, sempre attento a cogliere i fermenti e le rapide trasformazioni della cultura e del costume. In questa stessa ottica di trattazione sistematica e ampia dei problemi dell'attualità si colloca anche “Cose d'oggi”, anticonformistico e provocatorio.

La collana anniversario

Per celebrare un compleanno importante come il novantesimo, il primo con Giunti Editore, Bompiani ha scelto un libro per ognuno dei nove decenni della propria storia: un riassunto minimo ed essenziale delle puntate precedenti per una casa editrice che, restando fedele a se stessa, ha avuto numerose identità e ha varato un catalogo vastissimo e diversificato. Per gli anni cinquanta abbiamo selezionato La ciociara di Alberto Moravia.

1957, La ciociara, Alberto Moravia

Gli anni cinquanta sono tempo di bilanci, di romanzi che guardano al decennio precedente, agli orrori della guerra e all'Italia che ne è uscita – ma anche a quella che in quel conflitto era entrata o che in quel conflitto era perita. Nel 1957 Alberto Moravia dà alle stampe La ciociara, da subito famoso ma reso celeberrimo dalla straziante interpretazione di Sophia Loren nel film omonimo di Vittorio De Sica di tre anni più tardi. Il romanzo nacque dall'esperienza diretta di Moravia che dopo l'armistizio dell'8 settembre si rifugiò con la mgolie Elsa Morante a Sant'Agata di Fondi, un villaggio montano della Ciociaria, dato che il suo nome era in una lista di antifascisti da arrestare e deportare in Germania. La fuga in treno da Roma verso Napoli, dove intendeva raggiungere l’amico Curzio Malaparte, si interruppe a Fondi a causa dei danni alla linea rotabile e lo scrittore fu così obbligato a cercarsi un rifugio sulla montagna, nella casa di un amico contadino, Davide Marrocco. In un ripostiglio addossato alla casa, l’allora trentaseienne Moravia e la Morante “abitarono” dal settembre del '43 al maggio del '44, cioè fino all'arrivo delle truppe alleate. Nei luoghi dove Moravia visse in quei mesi e che sono da sfondo al romanzo è possibile percorrere un itinerario escursionistico, il sentiero della Ciociara, che collega appunto Fondi e Sant'Agata. La celebrità della Ciociara è ancora tale che nel giugno 2015 è andata in scena all'Opera di San Francisco una trasposizione lirica del romanzo e della sceneggiatura cinematografica di Luca Rossi, musicata da Marco Tutino su libretto di Tutino stesso e di Fabio Ceresa.

Alberto Moravia