La ventriteesima edizione del Festivaletteratura di Mantova è alle porte: centinaia di autori dal 4 all'8 settembre, un'occasione ghiottissima per tutti i lettori che amano questo tipo di manifestazioni. Il panorama internazionale è di grande prestigio: Ali Smith, Margaret Atwood, Dave Eggers, Wole Soyinka, Ian McIwan, Jonatan Safran Foer, Howard Jacobson, Elif Shafak... vi gira la testa? E pensate che gli eventi in programma sono più di trecento.
La città in libri di questa edizione è Tirana: la capitale albanese tiene insieme i collassi europei e le rinascite della speranza, l'orgogliosa rivendicazione identitaria e la diaspora infinita, i totalitarismi – tutti – e la scommessa nella democrazia, l'ateismo di Stato, l'Islam e il Cristianesimo. In piazza Sordello troverete circa duecento tra romanzi e saggi dedicati alla città.
Tra spazi dedicati alle scienze, al museo della lingua italiana ideato da Giuseppe Antonelli, alle riviste letterarie contemporanee e naturalmente al mondo dei libri per ragazzi, il Festival è più ricco che mai. Da parte nostra ci fa piacere raccontarvi dove troverete i nostri libri e i nostri autori.
Concept Opera: La donna leopardo.
Talking-Performance con Lorenzo Pavolini, Michela Cescon e Paolo Sassanelli. Musiche di Andrea Farri.
La donna leopardo è l’ultimo romanzo che Alberto Moravia ci ha lasciato. Quattro personaggi si trovano ad affrontare un viaggio nel Gabon. Dalle atmosfere borghesi, in una Roma conosciuta e notturna, dove le relazioni sono più nascoste e trattenute, all’Africa, che come dice Moravia e “il più nobile monumento che la natura abbia mai eretto a se stessa”, e che chiaramente simboleggia un altrove: tutto diventa vero, senza struttura, esplode, l’uomo tende a possedere, la donna a sottrarsi, il possesso definitivo e impossibile e l’amore, come la vita, e uno stato d’allarme continuo. Un’intervista impossibile allo scrittore romano sui temi a lui più cari – l’amore, la relazione coniugale, il sesso, la vita/preistoria, la donna/natura, l’uomo/ cultura, il viaggio, l’Africa, il teatro, la poesia – condotta partendo dalle pagine di La donna leopardo e affiancando letture da Passeggiate Africane, Storie della Preistoria, Vita di Moravia, Poesie, e da Finalmente ti scrivo di Carmen Llera Moravia.
Arrivi e ritorni
Wlodek Goldkorn e Elena Loewenthal con Chiara Valerio
“Dove?” è la domanda a cui cerca risposta la diaspora eterna degli ebrei. Esiste una terra a cui arrivare o a cui far ritorno? Qui si incontrano le storie di Wlodek Goldkorn (L’asino del Messia) ed Elena Loewenthal (Nessuno ritorna a Baghdad). La terra può essere l’agognata Gerusalemme, dove gli esuli polacchi di Goldkorn arrivano curiosi e carichi di speranze, sognando una società nuova. O l’adorata Baghdad che la grande famiglia di arabi ebrei di Loewenthal è costretta ad abbandonare, disperdendosi per il mondo. Ma il “dove” non è né in uno stato israeliano che tradisce le attese, riproponendo le logiche del vecchio mondo, né in una patria originaria a cui non si può più tornare e che forse è meglio dimenticare in fretta, per restare dove sono i nuovi affetti e la vita. Su patrie, diaspore, memoria e futuro i due autori si confrontano con la scrittrice Chiara Valerio.
Ci sarebbe poco da ridere
Francesco Abate e Francesco De Carlo
“Le risate sono onorevoli quanto il pianto. La risata e il pianto sono entrambi risposte alla frustrazione e alla stanchezza, alla futilità di continuare a pensare e ad arrabattarsi. Io stesso preferisco ridere, dato che c’è meno da pulire dopo”, diceva Kurt Vonnegut. Uno scrittore – Francesco Abate (Torpedone trapiantati, Mia madre e altre catastrofi) – e uno dei principali esponenti della stand-up comedy italiana – Francesco De Carlo (autore di La mia Brexit nonché protagonista di uno show su Netflix) – si confrontano sul modo in cui nel loro lavoro riescono a far ridere persino degli aspetti meno piacevoli della grande esperienza umana, come il fallimento, la malattia o una platea di coreani che non capisce le tue battute.
Abbraccia tuo padre che è una foresta
Tiziano Fratus
“…mi continuo a chiedere, senza formulare una risposta definitiva se un albero ci senta, ci percepisca e magari ci ascolti... poi siedo accanto a una corteccia, mi abbandono alla meditazione e una ragione istintiva mi accompagna lungo un sentiero luminoso”. Tiziano Fratus nel suo ultimo libro Giona delle sequoie ci fa compagni di viaggio nel cuore di una natura potente capace di interrogarci.