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— Parola all'editore

La poesia del mese. Giugno 2020

La poesia del mese. Giugno 2020

Cos’è la poesia che non salva
i popoli né le persone?
Una complicità di menzogne ufficiali,
una cantilena di ubriachi, a cui fra un attimo verrà tagliata la gola,
una lettura per signorinette.

Che volevo una buona poesia, senza esserne capace,
che ho capito, tardi, il suo fine salvifico,
questo, e solo questo, è la salvezza.

Czesław Miłosz, Prefazione, 1945

Per il consueto appuntamento che chiude ogni mese nel Salotto Bompiani oggi vi proponiamo un assaggio da Consegnati al silenzio. Ballata del bizzarro unico male di Paolo Fabrizio Iacuzzi, uscito a febbraio e tra i cinque finalisti al premio Camaiore 2020. Un poeta di oggi, “consegnato al silenzio” nella babele assordante del mondo, riporta in vita voci e storie: dagli archibugieri del ’600 fino al nonno e al padre, giocando con la storia personale e collettiva, riportando in vita i morti e mettendoli in relazione con i vivi, per sottrarli al silenzio senza tuttavia violarne il mistero.

2. SPETTRALI RIUNITI

(per Tralummescuro di Francesco Guccini)

                              Shomèr ma mi-llailah?
                              Shomèr ma mi-lell?
                              Shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell?

                                                                (Isaia, 21, 11)

Le luci si accorciano. Inesorabile potenza dell'istante.
Qui riuniti babbo nonno figlio nipote. Mozzi nomi
d'organi virus e batteri. Tutti consegnati al silenzio.

Uno reduce di guerra mai finita. Uno da una ragioneria
di conti a contadino. Uno chiamato fuori dalle malattie.
Uno compromesso in vita dalla poesia. A spiedo tutti

consegnati al tempo dei relitti fatti caino per teatro.
Dove figlio e nipote insieme. Paolo e Fabrizio riportano
in vita gli altri dalla disfatta. L'ansia di comprensione

portare a compimento una missione. Alzarsi in cielo
o abbassarsi nelle viscere della terra. Immedesimarsi
nell'amore. Diventare arte. Trasformare tutta la carne

in cera. La cera in pietra. Pietra della Pazzia. Trovare
un coro di misericordia. Un punto di carità condivisa.
Alzare le braccia per vittoria al traguardo. Ma poi

capire che la gara era truccata. E allora sarebbe stato
meglio rimanere tutti al palo. Più che altro consegnati
al silenzio vivere assordati nel nulla issato in un fiore.


Questo è il quinto articolo della rubrica che propone ogni mese una poesia e un poeta da scoprire. Ti è piaciuto? Iscriviti alla newsletter, non perderti il prossimo!

Paolo Fabrizio Iacuzzi