Cos’è la poesia che non salva
i popoli né le persone?
Una complicità di menzogne ufficiali,
una cantilena di ubriachi, a cui fra un attimo verrà tagliata la gola,
una lettura per signorinette.Che volevo una buona poesia, senza esserne capace,
che ho capito, tardi, il suo fine salvifico,
questo, e solo questo, è la salvezza.Czesław Miłosz, Prefazione, 1945
A fine mese il nostro appuntamento con la poesia è immancabile. Per aprile vi offriamo una poesia in anteprima: viene dal prossimo titolo della collana CapoVersi, I passi dell'ombra del bulgaro Ljubomir Levčev, poeta accalamatissimo in patria e all'estero ma ancora poco conosciuto in Italia. Attento ai dettagli della quotidianità, agli oggetti che in genere sfuggono allo sguardo, alle parole dei più deboli e al dialogo muto tra la tradizione e il futuro, Levčev intesse i propri versi di immagini ricche e metafore sorprendenti, di ritmo e colore, con una pacata naturalezza che attinge dall’ordinario e lo eleva. L’amore, la paternità, l’impegno civile e la curiosità per un mondo in costante evoluzione sono per l’autore occasioni di poesia, sempre alimentata dalla vita e che alla vita si rivolge.
Per Radoj Ralin
Nella cittadina del sud non c'era un albergo,
ma c'era gente ospitale.
Era un grande onore ospitarti.
Darti pane bianco,
vino rosso
e riposo
E non pensare a pagare!
Diventi un loro nemico.
Abbi una sola attenzione
e ricordatela:
Tu,
viandante
a ogni soglia generosa
devi pulirti le scarpe!
Mi arrestai cortesemente su una scala di pietra.
Ma di colpo io stesso impietrii –
vidi
murata là sulla soglia
una grande
antica stele
con un verso lapidario.
Profondo.
Sepolcrale.
Così comodo
per pulire le scarpe infangate...
Perdonatemi se sono un po' maligno,
ma è così nell'essere
e nel non essere.
Epoche gloriose sprofondano nell'oblio.
E nessuno ne ha un senso di colpa.
Il fango si pulisce.
E il verso rimane.
E diventa soglia di tempi nuovi
1981