Giunti Editore

— Parola all'editore

Quanto conosci la “Commedia” di Dante?

Sapevi che il claim “La potenza è nulla senza controllo” ha origini antiche?

“Per 14.253 versi le terzine si sarebbero agganciate come anelli di una catena e questa a sua volta avrebbe incatenato l’attenzione del lettore. Come nel cliffhanger di una comedy-drama. E in questo movimento progressivo velocissimo Dante tenne sotto controllo il suo ingegno (fu lui stesso a dirlo: ‘e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio, // perché non corra che virtù nol guidi’, Inferno, XXVI), perché, come avrebbe ribadito un claim settecento anni dopo, “la potenza è nulla senza controllo.”

Power is nothing without control è la frase ideata dal copywriter dell’agenzia pubblicitaria Young & Rubicam Ewan Paterson, allora ventiduenne, per la campagna Pirelli del 1994.

Sapevi che Dante combatté insieme al comandante dal quale avrebbe preso il nome l’America (più o meno)?

“Aimeric de Narbonne [il comandante dell’esercito fiorentino nelle cui fila fu schierato Dante] dovette la sua fama a Campaldino. Ferito al volto, sopravvisse, e al suo ritorno a Firenze fu accolto trionfalmente. Divenne popolarissimo e nei mesi successivi molti dei nuovi nati iniziarono a essere battezzati con il suo nome. A partire da quel momento Aimeric iniziò a tramandarsi diventando Amerigo. Non fu un fatto trascurabile: proprio a Firenze, nel 1454, Nastagio e Lisabetta Vespucci lo assegnarono al loro figlio senza sapere che proprio da lui avrebbe preso il nome il nuovo mondo. Le sorti di quell’11 giugno 1289, quindi, si rivelarono determinanti anche per il nome che sarebbe stato dato all’America.”

Sai riconoscere la citazione nascosta in questo sommario?

Leggi le prossime righe lasciandoti guidare dalla Forza.

Sono tempi duri per Pisa. Nonostante Ugolino sia stato annientato, le truppe di Ruggieri cercano di stanare le forze gherardesche dalle loro basi nascoste inseguendole attraverso la galassia tirrenica. Dopo essere sfuggito al terribile scempio, il ramo sopravvissuto al conte si disperde nello spazio. Il malvagio arcivescovo, ossessionato dall’idea di trovare il giovane Guelfo, invia un messo fino ai suoi più lontani confini. La caccia all’uomo si spinge in Sardegna. Ma sarà brutalmente spezzata...

L'hai riconosciuto? Se ami il cinema saprai che 

“Sono tempi duri per la Ribellione. Nonostante la Morte Nera sia stata distrutta, le truppe imperiali hanno stanato le forze ribelli dalle loro basi nascoste e le hanno inseguite attraverso la galassia. Dopo essere sfuggito alla temibile flotta stellare dell'Impero, un gruppo di combattenti per la libertà guidato da Luke Skywalker ha stabilito una nuova base segreta sul lontano mondo di ghiaccio del pianeta Hoth. Il malvagio lord Darth Fener, ossessionato dall'idea di trovare il giovane Skywalker, ha inviato migliaia di sonde fino ai più lontani confini dello spazio...”

è il testo che scorre sullo schermo nel quinto (o secondo) capitolo della saga di Guerre stellariL'Impero colpisce ancora.

Sapevi che, in un certo senso, i social network sono un'invenzione del tredicesimo secolo?

Tutto “partì da quel saluto. Questo condusse al sogno e il sogno al sonetto.

Come nell’era dei social network, dove, per indurre a una reazione, anziché utilizzare l’imperativo occorre rendere partecipi sollevando delle domande, così lui stesso non si abbandonò alla compiutezza dei fatti ma si sforzò di sospendere la verità, celandola agli altri con fare fintamente dubbioso. Non si limitò dunque a esprimere uno stato d’animo, ma pose una questione d’amore, un oscuro rompicapo poetico che si prestasse a essere interpretato in molteplici modi per avere risposte e commenti.

Pressappoco il senso era il seguente: ‘A tutti i cuori gentili invio questo sonetto affinché mi facciano sapere la loro opinione sul mio sogno.’ Tra quelli che gli fecero pervenire una risposta ci fu uno sdegnoso aristocratico, figlio del nobile cavaliere Cavalcante, quel Guido Cavalcanti sposato con Beatrice degli Uberti. E questo secondo gesto segnò l’inizio di un’amicizia. Che lo condurrà altrove.

I componimenti a enigma inviati a più poeti godevano di molto favore. Spesso però si riducevano a sterili giochi intellettuali disputati tra rimatori cortesi dilettanti intenti a compiacersi tra loro di un beato nulla. Dante stesso, quando decise di affacciarsi sull’uscio letterario, si palesò all’interno del piccolo cerchio di quartiere della sua Firenze, muovendosi sulla lunghezza d’onda della vecchia scuola, per lo più siciliana.”

Naturalmente stiamo parlando di A ciascun'alma presa e gentil core, primo sonetto della Vita nova e scritto per essere “postato”, ovvero condiviso con altri poeti a lui coevi al fine di averne una spiegazione. Era un costume assai diffuso nella poesia volgare dell'epoca e Dante dichiara di aver ricevuto varie risposte – vari commenti, tanti like –, tra cui Vedeste, al mio parere, onne valore di Guido Cavalcanti definito dall'Alighieri "primo de li miei amici".

Sapevi di cosa morì Dante?

“Dante non poteva saperlo ma, a due passi da lui, sulla superficie delle acque salmastre che stava costeggiando risalendo le lagune di Comacchio, alcune zanzare anofele stavano deponendo uova grigie allineandole a forma di stella. Dopo tre giorni, mentre lui probabilmente era intento a interloquire con i rappresentanti veneziani, quelle si schiusero. Uscirono larve lunghe non più di qualche millimetro. Voracissime ma timide. Il più innocuo tra gli accenni di minaccia le avrebbe portate a cessare di alimentarsi e a immergersi nell’acqua con il capo all’ingiù, formando un angolo di quarantacinque gradi. Una di queste larve, al suo ritorno, lo avrebbe ucciso.”

Sapevi che Dante, Ugolino, i Montefeltro, i Malatesta, i Visconti, Paolo, Francesca, Federico II erano tutti collegati?

Sì, la Divina Commedia mette in scena non solo l'autore stesso dell'opera, non solo i suoi amici, i suoi sodali, i suoi nemici, ma tutti i protagonisti del mondo in cui Dante si muoveva e anche coloro che quel mondo, prima della sua nascita, avevano contribuito a plasmare. Federico II era morto da cinque anni quando Dante venne al mondo, mentre Paolo Malatesta e Francesca da Rimini trovarono la morte (probabilmente) quando il poeta aveva circa vent'anni. E intanto infuriavano le guerre tra guelfi e ghibellini, tra i signorotti locali, a capo di quelle famiglie che, un secolo circa dopo la scomparsa dell'Alighieri avrebbero trasformato i liberi comuni in signorie. Ma se i collegamenti tra tutti questi personaggi non fossero solo cronologici? Se riuscissimo a scovare, nel piccolo mondo italiano del Duecento che Dante ha reso universale, anche dei legami familiari?

“[...] bisogna trattenere il fiato, ma in un unico alito si collegano tutti: quando Dante era venuto al mondo il podestà di Firenze era Napoleone Alberti, la famiglia di questo (con il matrimonio tra Adeleita ed Ezzelino II) si era imparentata con i Da Romano che, a loro volta (con il matrimonio tra Selvaggia ed Ezzelino III e tra la nipote di questi ed Enzo), si erano legati a Federico II, zio di Alfonso X (essendo la madre di questo sua cugina), nonno del figlio del conte Ugolino (avendo il figlio di lui, Guelfo, sposato la figlia di Enzo) e succube di Guido Bonatti che si unì poi al vicario Guido Novello il quale (sposando Gherardesca) si imparentò anch’egli con Ugolino che diede l’altra sua figlia in sposa a Giovanni Visconti stringendosi quindi a lui e al figlio di questi, Nino, fino a quando Guido da Montefeltro con l’aiuto dell’arcivescovo Ruggieri, prese il posto loro dopo essere stato fino a quel momento combattuto incessantemente dai Malatesta alleati e imparentati (con il matrimonio tra Gianciotto e Francesca) con i da Polenta, dei quali Guido (il Vecchio) fu podestà di Firenze quando il poeta aveva venticinque anni e nonno del proprio omonimo (Novello) che seppellì Dante nel 1321.”

Piero Trellini