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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Marco Baliani

Lei non sa chi sono io! Con Marco Baliani

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Marco Baliani, a breve sugli scaffali per noi con La pietra oscura.
 

Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Credo, ma non ricordo, di aver imparato a leggere e scrivere per imitazione, vedevo i miei genitori che stavano sempre con un libro in mano e sentivo che avevano accesso a tesori che mi erano negati, per cui appena a scuola hanno cominciato a farci mettere le a in fila, ho volute fare subito di più e dedicarmi alla scrittura con la stessa energia che mettevo nel giocare a pallone. E così sono diventato anche un lettore.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Non avrei mai pensato di diventare scrittore. Come mai avrei immaginato di diventare attore e regista teatrale come invece sono diventato. Però da sempre sono stato un bravo raccontatore, alle elementari mi facevo dare le figurine in cambio di una storia che raccontavo, del tutto inventata, e gli altri ci stavano. La vita è meravigliosamente assurda e ti rigira come vuole lei, dipende dagli incontri e dagli scontri che ti capita di avere, ma anche che ti vai a cercare col necessario accanimento.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Il primo libro che mi ha travolto è stata la riduzione per ragazzi del Moby Dick di Melville, ancora oggi resta per me un vademecum a cui ogni tanto ritorno e di cui mi nutro. A un certo punto Melville scrive così: “L’isola di Queequeg, Rokokovo, non è segnata su nessuna mappa, i luoghi veri non lo sono mai” , ecco questo è il motto della mia esistenza.
L’ultimo libro che mi ha pompato anima in corpo è stato Salvare le ossa di Jesmyn Ward, in cui una rgazzina nera persa nell’intrico dei boschi del Mississipi lotta per non farsi sopraffare da un mondo assai spietato, ma anche epico.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Non ho un posto preciso dove scrivere, sono sempre in giro col mio mestiere di attore, per cui scrivo dove capita, prendo appunti a mano su taccuini e quaderni, non faccio mai fotografie, e appena posso uso il mac per riportare le cose scritte a mano, e cambiarle di nuovo. Mi piace scrivere dove c’è confusione, in un bar, dentro un ristorante, oppure in un parco su una panchina. E con musica se possibile.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

Non essendo un tipo stabile ma nomade non ho librerie a cui sono affezionato, vanno bene tutte, anche le bancarelle di libri usati che si incontrano per strada: l’importante è sentirmi circondato da libri stampati, che sussurrano sempre qualcosa dalle loro pagine.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

In viaggio solo libri di carta: non amo l’eBook, so che è comodo, ma non fa per me.

Dove preferisci leggere?

Per leggere va bene un posto dove posso stare seduto senza tempo, senza cose da fare. Quando un libro mi prende divento un maniaco alla ricerca di un sedile, e mi isolo dal mondo, molto più di quando invece scrivo o imparo una parte da portare in scena.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Di solito, nelle diverse case che ho abitato, metto da una parte la narrativa, da un’altra la saggistica, una parte solo teatrale, e una visiva, di fotografia, grafica, fumetti e graphic novel che adoro.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Casa editrice Adelphi, dove ho incontrato libri strepitosi e border line, mentre due autori molto da me amati sono Roman Gary e Cormac McCarthy, di cui ho letto e riletto tutto.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Il Dio delle piccolo cose di Arundathi Roy, peccato che l'abbia già inventato lei!

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Sì, esiste e ne parlo in un mio spettacolo: è Lo straniero di Albert Camus, incontrato a diciassette anni quando pensavo che la vita non valesse mica la pena di essere vissuta. Stavo davvero male di testa e di cuore, e quel libro mi ha letteralmente tirato fuori dal baratro.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Sempre Moby Dick regalato e letto alla persona, Maria, che poi è diventata la mia compagna nella vita. Anzi è stato quel libro a farci incontrare.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Il Meursault dello Straniero, scomodo, inquietante, vitale, perdente.

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Più che un luogo è un tempo quello che vorrei visitare, il tempo primitivo, alle origini della nostra sopecie, come in un libro letto tanto tempo fa, La guerra del fuoco di J.H. Rosny Aîné, più che altro per vedere come abbiamo fatto a diventare tanto violenti contro noi stessi e la natura che circonda.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Pinocchio di Collodi, da cima a fondo, giorno per giorno, a voce alta: lì dentro c’è tutto quello che serve per barcamenarsi nella vita.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Il mio esrcizio quotidiano per alimentare lo stupore: tutte le sere prima di addormenatrmi descrivo interiormente i piccoli o grandi accidenti, positivi o negativi che mi sono capitati nella giornata, così di giorno sto con i sensi allertati a catturare più “luccicanze” possibili. Penso che la vita di ogni giorno sia una deposito di ricchezze inesauribile, che di solito nessuno vede o sente.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Ho una pagina Facebook che però non curo io, per cui è come non l’avessi. Non sono contro i social ma mi richiederebbero troppo tempo per dedicarmici e quindi lascio perdere.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

“Appassionato”, come aggettivo: mi ci riconosco con tutti i rischi che comporta esserlo, tipo prendere sonore cantonate, entusiasmarsi troppo per persone o cose che poi non lo meritano eccetera…ma senza mai rimpianti, va bene così.
Invece come carattere di stamma uso sempre Arial, più che altro perchè mi ricorda l’Ariel della Tempesta di Shakespeare, lo spiritello che aiuta il mago Prospero: è un carattere volante, agile, infantile.

Copertina rigida o brossura?

Vanno bene tutte purchè dentro ci sia un libro che valga la pena.

Ci confidi un tuo sogno?

Da un po' di tempo sogno di raccontare l’Iliade, rifacendola tutta a modo mio: un'impresa mastodontica, forse impossibile, ma i sogni servono a questo, a sognare l’impossibile.

 


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Marco Baliani