“... Allora mi svegliavo in lacrime, pieno d'odio, del tutto inesperto di come può ridurti l'amore.”
In queste poche parole, alla fine del primo capitolo, è racchiuso il senso del romanzo di Emanuele Altissimo, e la ragione per cui abbiamo deciso di accogliere questo scrittore esordiente nel nostro catalogo.
La storia bruciante che lega due fratelli rimasti orfani e il nonno che si prende cura di loro è narrata con un'asciuttezza stilistica che è frutto allo stesso tempo di una profonda autenticità – Emanuele Altissimo trasfigura in questo romanzo una vicenda vissuta in prima persona, e lo si sente – e della appassionata disciplina di un giovane scrittore che ha lavorato su se stesso e sulla pagina alla ricerca di una nitidezza capace di creare spazio intorno a ogni immagine. Non a caso Olmo, Diego e il nonno Aime lasciano presto la città per raggiungere le montagne, che sono quelle di una immaginaria Valle d'Aosta ma che si stagliano intorno ai protagonisti con le loro altezze, i loro boschi fruscianti, le loro lunghe ombre come uno scenario dello spirito: è qui che, nel corso di una lunga estate, si manifesta la malattia mentale di Diego, il fratello maggiore, divorato da una volontà di grandezza che sconfina presto nella follia.
I personaggi di questo romanzo – Diego, il fratellino Olmo che lo ama con tutto se stesso, il nonno, il giovane tennista Ico, amico di Olmo, la bella Nives, la piccola Alix, il daino che appare più volte nel racconto – sono immersi nell'aria sottile di uno scenario nel quale sembra che ciascuna delle loro voci risuoni nel silenzio, come se una solitudine irredimibile li circondasse.
Eppure.
Nel 2004, quindici anni fa, usciva Le conseguenze dell'amore di Paolo Sorrentino. Ecco, non abbiamo chiesto a Emanuele Altissimo se abbia visto questo film, eppure ci sembra che la vicenda dei suoi protagonisti abbia qualcosa di profondo in comune con quella di Titta di Girolamo, che da anni vive in un albergo di Lugano per pagare il proprio debito alla mafia, e dell'amore che improvvisamente crepa ogni schema e lo riconsegna al suo essere umano.
Nel romanzo, Olmo riesce a salvarsi dall'angoscia che a volte lo assale attraverso un rito infantile eppure potentissimo: costruisce modellini, in particolare quello dell'Empire State Building. Il grattacielo di Manhattan che svetta come le montagne che lo circondano. Il grattacielo che non è crollato nemmeno quando, nel 1945, è stato trafitto da un aeroplano da guerra che volava in una giornata di nebbia: perché ogni edificio ha una tensione ammissibile, come dicono gli ingegneri, è capace di sopportare urti anche violentissimi.
E allora qual è la tensione ammissibile dentro una famiglia? Fino a che punto siamo capaci di tollerare la sofferenza di coloro che amiamo senza spezzarci, senza che tutto crolli? Quanto dolore vale la pena di sopportare in cambio dell'amore?
La risposta di Emanuele Altissimo in questo romanzo non ha nulla di scontato. Eppure riesce a consegnarci una scheggia di speranza, perché anche quando tutto sembra perduto può brillare una piccola luce rubata al giorno.
[illustrazione di Xuan Xuan Loc]