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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Lidia Ravera

Lei non sa chi sono io! Con Lidia Ravera

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Lidia Ravera: ha raggiunto la notorietà nel 1976 con il suo romanzo d’esordio Porci con le ali, manifesto di una generazione e longseller con tre milioni di copie vendute in quarant’anni. Autrice di più di trenta opere di narrativa, ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione. Il suo ultimo romanzo per Bompiani è L'amore che dura.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

La maestra Olivero, una grassa e bonaria signora, razzista e classista. Mi diceva sempre: “Lo vedi quanto sei brava, come impari in fretta!” Più tardi ho avuto il sospetto che lo facesse perchè mio padre era un dirigente d’azienda ed ero torinese di Torino. Comunque le gratificazioni hanno funzionato. Funzionano sempre.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Volevo fare l’architetto (possibilmente maschio), mi piaceva costruire case. Disegnarle sulla sabbia. Non ho mai pensato che la scrittura potesse essere una professione. Non lo penso neppure ora. Scrivevo continuamente, godendo molto delle parole. Dopo sessant'anni non è cambiato niente.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Ho amato Tanto meglio così che era il titolo italiano di Pollyanna. Era una bambina esemplare perchè vedeva sempre il lato positivo delle cose. Io ero il contrario, una bambina precocemente leopardiana. L’ultimo... Doppio Vetro di Halldora Thoroddsen, recensito ieri in treno per "Tuttolibri": cento pagine di incantata disperazione senile, raccontata con tale grazia da scivolare in una sorta di magnifica felicità terminale (la protagonista ha 78 anni, da quando sono una studiosa del fenomeno – invecchiare –, me li mandano tutti, i romanzi sul tema).

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Scrivo tutti i giorni, se un giorno non scrivo mi ammalo. Scrivo su un iPad specialissimo che ha una tastiera bella e uno schermo grande. A mano scrivo nei ritagli: in macchina, al cinema, mentre aspetto, al bar, su una panchina... sugli immancabili quaderni (ne ho riempiti centinaia).

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

La libreria Bastogi di Orbetello, vicino alla casa in cui scappo quando scappo da Roma. La libreria sull’isola quando sono a Stromboli... ma da questa estate non ci sarà più. Fallimento. Grande dolore. Era bellissima completa di giardino pieno di gatti, dove, la sera, si faceva il cinema.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Libri di carta. Valige pesanti.

Dove preferisci leggere?

Poltrona Frau rossa. Piantana. Luce mirata. Ma anche molto al mare. Sdraiata sulla spiaggia, con la crema protezione 50 sul naso e un cappello di paglia.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Era alfabetico, ma poi certe consonanti debordano e tutto si incasina. L’ultima volta che li ho contati avevo 7600 libri.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

I miei autori molto amati sono quasi tutti stranieri.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Alzate l’architrave carpentieri, J.D. Salinger.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

L’idiota di Dostoevskij (che ancora non ho imparato a scrivere correttamente). L’ho letto a dieci anni, poco tempo dopo aver visto in TV il “romanzo sceneggiato” tratto dall’opera. Mi ha aiutata a uscire dall’infanzia, aggrappata alle Grandi Domande. E a fidarmi della letteratura: non ti annoierai mai, non sarai mai sola, se leggi.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Ne regalo in continuazione, per questo le mie librerie sono piene di buchi importanti.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Mrs Ramsey.

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Macondo.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Qualcosa che riguardi gli studenti da vicino. Perché capiscano che la letteratura è uno strumento, come una protesi esistenziale per vite più intense. Più forti.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Leggi, impara a stare zitto/a, impara a stare solo/a. Scrivi una pagina tutti i giorni, come un atleta che si allena. Gioca con le parole, cercale, sceglile, proteggile dall’usura. Ma soprattutto leggi leggi leggi. L’intelligenza degli altri è nei libri, la tua cresce leggendo.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

I social mi affascinano perché hanno reso la scrittura una pratica di massa, prima era la gioia di ristrette élites e il tormento di tutti gli altri. Ho una fan page e una pagina FB che si chiama “Lidia Rara” (sta per Ravera-Rafele, non è un complimento per me stessa). Le nutrirei anche di più, la fan page ha più di tredicimila followers, ma ho poco tempo. Lavoro molto. E non mi va di sottrarre tempo alla lettura.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Irrequieta. Sui caratteri di stampa non ho preferenze.

Copertina rigida o brossura?

Rigida.

Un tuo sogno?

Vincere un premio letterario importante, prima di morire.


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Lidia Ravera