La somma di due
Angelica e Carlotta sono due sorelle ragazzine di famiglia borghese:
solo che la famiglia si sta sciogliendo, e a farne le spese sono loro.
Una con la madre, una con il padre, destinate a vivere in due città
diverse, ricorrono alla scrittura (non è ancora tempo di telefonini)
per restare vicine, tenere viva l’intimità, raccontarsi senza filtri gli adulti
disordinati ed egoisti che dispongono di loro senza troppi scrupoli.
E poiché a tutto si sopravvive, ne usciranno temprate, ironiche, amare,
più crudeli, soprattutto forti di se stesse e di ciò che hanno in comune,
ciò che le salva: uno sguardo spietato sul mondo e sugli adulti, che non
sono lì per proteggere nessuno ma per cercare in qualche modo
di cavarsela. Essere sorelle allora è il solo baluardo, la sola difesa
dalle risse sentimentali dei grandi. Pubblicato per la prima volta negli
anni novanta col titolo Sorelline, rielaborato per il palcoscenico
da Marina Massironi e Nicoletta Fabbri per la regia di Elisabetta Ratti,
questo dialogo a distanza torna in libreria condividendo con la versione
teatrale il titolo, La somma di due: che non è una cifra, ma è la bolla
entro cui Angelica e Carlotta galleggiano, giocano, piangono, ridono,
restano se stesse, si salvano. Ancora per un po’.
Angelica e Carlotta sono due sorelle ragazzine di famiglia borghese:
solo che la famiglia si sta sciogliendo, e a farne le spese sono loro.
Una con la madre, una con il padre, destinate a vivere in due città
diverse, ricorrono alla scrittura (non è ancora tempo di telefonini)
per restare vicine, tenere viva l’intimità, raccontarsi senza filtri gli adulti
disordinati ed egoisti che dispongono di loro senza troppi scrupoli.
E poiché a tutto si sopravvive, ne usciranno temprate, ironiche, amare,
più crudeli, soprattutto forti di se stesse e di ciò che hanno in comune,
ciò che le salva: uno sguardo spietato sul mondo e sugli adulti, che non
sono lì per proteggere nessuno ma per cercare in qualche modo
di cavarsela. Essere sorelle allora è il solo baluardo, la sola difesa
dalle risse sentimentali dei grandi. Pubblicato per la prima volta negli
anni novanta col titolo Sorelline, rielaborato per il palcoscenico
da Marina Massironi e Nicoletta Fabbri per la regia di Elisabetta Ratti,
questo dialogo a distanza torna in libreria condividendo con la versione
teatrale il titolo, La somma di due: che non è una cifra, ma è la bolla
entro cui Angelica e Carlotta galleggiano, giocano, piangono, ridono,
restano se stesse, si salvano. Ancora per un po’.