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— Parola all'editore

La poesia del mese. Gennaio 2021

La poesia del mese. Gennaio 2021

Cos’è la poesia che non salva
i popoli né le persone?
Una complicità di menzogne ufficiali,
una cantilena di ubriachi, a cui fra un attimo verrà tagliata la gola,
una lettura per signorinette.

Che volevo una buona poesia, senza esserne capace,
che ho capito, tardi, il suo fine salvifico,
questo, e solo questo, è la salvezza.

Czesław Miłosz, Prefazione, 1945

Per il consueto appuntamento che conclude ogni mese nel Salotto Bompiani oggi vi proponiamo un testo tratto da Ligabue di Cesare Zavattini, che abbiamo appena ristampato, biografia in versi liberi del grande pittore naif. Un testo, come scrive Giovanni Raboni, “di provocatoria semplicità e crudezza” che racconta la vita e la morte di quell'uomo bizzarro e sventurato.
Ve ne proponiamo l'incipit.

 

Sul sentiero d’assi del terrapieno
il forestiero dalle braccia deboli
traballava col suo strumento di lavoro
finché andava a gambe all’aria
tra le risate dei compagni
anticipate da una propria
per assolverli
cioè credo tentasse di legare
malgrado la sua misantropia
congenita quanto la nostra cattiveria.
Infine si appartò con gli animali
di cui divenne padre
in un folto nei pressi del Crostolo
affluente del Po,
sopra la sua testa
passavano i carrelli
della fornace Altomani.
Dicevano nel bosco c’è un uomo
che mangia topi.
Lui sedeva sulla riva del fiume a lungo
anche per la sua natura pigra,
quando vedeva i fiori di schiuma
preannuncio delle piene
sono certo che non gli importava nulla.
Perisca pure il mondo.
Aspettava la crisi del male
tra un frinire o un frinare di cicale

Cesare Zavattini