Sono passati più di duecentocinquant'anni da quando James Cook salpò per esplorare l’Oceano Pacifico sulla Endeavour.
Qualche anno fa l’attore Sam Neill, con i diari del capitano sottobraccio, ripercorse le stesse rotte: nel frattempo i mezzi erano molto cambiati, i luoghi già scoperti e mappati, certo, ma nel guardare quelle immagini la curiosità verso i popoli che si incontrano su quelle isole alla deriva in un oceano immenso è rimasta la stessa.
Il primo incontro di Cook e dei suoi con i Māori della Nuova Zelanda in realtà è stato uno scontro, perso dai nativi che affrontavano i fucili per la prima volta, cosa che non ha però impedito loro di preservare le proprie tradizioni: ancora oggi nel paese ci sono scuole di lingua e cultura māori per tramandare alle nuove generazioni un retaggio antichissimo, che arriva proprio dal mare.
Nelle prima pagine di Kahu e la balena si legge infatti di Kahutia Te Rangi, l’antenato della tribù di Whangara che arrivò dal mare sul dorso di una grande balena fino all’odierna Isola del Nord e popolò quella terra. Da subito Witi Ihimaera vuole mettere in luce il legame saldissimo tra il popolo māori e la natura, che si manifesta nuovamente quando tutta la comunità si impegna a salvare le balene che vanno a spiaggiarsi sulla loro costa, o ancora quando la nonna della piccola Kahu rispetta l’usanza di seppellire il cordone ombelicale della bambina nel terreno del marae, la Casa della Comunità, così che sia sempre legata a quel luogo e alla sua gente.
Una spiritualità viscerale che vibra anche nella testardaggine del nonno di Kahu, Koro Apirana, che non riesce proprio ad accettare che la sua prima nipote sia una femmina, non lui che è depositario delle traduzioni di Whangara e dovrebbe trasmetterle a un maschio. Ma anche in questo caso è il rapporto di Kahu con il mare e con le balene a convincere Koro di quanto poco conti essere maschio o femmina, l’importante è il sangue che le scorre dentro a renderla vera erede di Kahutia Te Rangi, di cui porta anche il nome.
Kahu e la balena è un racconto intriso di grande fierezza, di amore e di consapevolezza che il futuro si può costruire solo su solide radici.