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— Parola al traduttore

Dire quasi la stessa cosa. Intervista a Raffaella Patriarca

Dire quasi la stessa cosa. Intervista a Raffaella Patriarca

"Dire quasi la stessa cosa" è una serie di interviste ai nostri traduttori, per conoscere meglio questa splendida professione. Abbiamo parlato con Raffaella Patriarca, tradutttrice per noi di Corpi di luce di Sarah Moss.

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Quando ha deciso che voleva diventare un traduttore?

Più o meno negli anni dell’università.

Qual è stato il primo libro che ha tradotto?

Un saggio sulla globalizzazione intitolato Il futuro incerto.

E il prossimo che vorrebbe tradurre?

Non mi dispiacerebbe tradurre un giallo psicologico, un romanzo storico o una biografia.

Qual è secondo lei lo strumento più prezioso per un traduttore?

Per quanto mi riguarda, l’essere curiosi, perché tradurre significa ogni volta cominciare un viaggio in un nuovo mondo, si tratta sempre di un’avventura diversa.

Essere traduttore ha influito su di lei come lettore? In che modo?

Sì, ha sicuramente influito. Traducendo perlopiù narrativa femminile, nel mio tempo libero tendo a privilegiare la scrittura maschile, per confrontarmi con un modo di pensare e narrare diverso da quello con cui ho a che fare di solito.

Che tipo di legame crea con gli autori che traduce?

Mi capita sovente di immedesimarmi nei personaggi delle storie e, quando la vicenda non va come mi piacerebbe, mi verrebbe voglia di rivolgermi all’autore/autrice, come se fosse un amico/amica, e chiedergli spiegazioni.

E con gli editori per cui traduce?

Di solito, il rapporto si fa più stretto con gli editor con cui dialogo e mi confronto, e con quelli che conosco da più tempo si è creata una vera e propria amicizia. E la casa editrice diventa come una famiglia.

Qual è il ricordo più bello della sua carriera?

Ne ho diversi, in particolare l’aver conosciuto un’autrice che ho tradotto, Katherine Pancol, e aver ricevuto una recensione molto lusinghiera da parte di un’autrice italiana per una mia traduzione.

Quale libro vorrebbe aver tradotto?

Mi piace molto la scrittura di Don Winslow.

Pensa che il ruolo del traduttore viva la giusta considerazione nel mondo editoriale di oggi?

Rispetto a vent’anni fa, quando iniziai questa professione, forse adesso c’è un pizzico di attenzione in più.

Che consigli darebbe a un giovane traduttore?

Di continuare a dedicarsi alla lettura, anche al di fuori del lavoro e di coltivare la propria curiosità.

 

Per Bompiani Raffaella Patriarca ha tradotto: