“Stagione di uragani affronta temi difficili come la violenza, la misoginia, l’odio endemico verso le donne che sanno troppo, che custodiscono i segreti della comunità, le sue abitudini più abiette. Donne che vengono considerate sacrificabili. Il romanzo prende la rabbia e il senso di ingiustizia scatenati da simili sentimenti, e li incanala in un linguaggio dalla forza inarrestabile.”
Questi sono solo alcuni dei motivi che hanno portato la giuria del Man Booker International Prize a selezionare il romanzo di Fernanda Melchor nella rosa dei finalisti dell’edizione 2020 del premio: tra i vincitori delle passate edizioni ci sono autori come Olga Tokarczuk, David Grossman, Alice Munro e Philip Roth.
Melchor, autrice di racconti e di romanzi, sta arrivando all’attenzione del mondo proprio grazie a Stagione di uragani, in corso di traduzione in diciassette paesi. Tutto inizia con il ritrovamento di un corpo, quello della Strega del paese. La trovano un gruppo di ragazzini che stanno giocando in un canneto: non sono spaventati quando vedono i poveri resti della donna, la morte per loro è la normalità perché dove vivono la lotta per la vita è quotidiana, e non sempre se ne esce vincitori. Si racconta in paese che nella casa della Strega sia nascosto un tesoro: è per questo che è morta? Chi è il disperato che ha vinto la paura e si è intrufolato nel suo antro?
Ogni pagina del libro è un distillato di realtà – è da fatti realmente accaduti che ha preso spunto l’autrice –, una realtà segnata da mancanza di mezzi, coinvolgimento nel traffico di droga e violenze domestiche. Ma una speranza c’è ed è nella ricerca della verità, nella voce di chi documenta quello che succede e non permette che le vittime subiscano anche l’ultima violenza, quella dell’oblio.
Riconosciuta da molti, compreso Guillermo Arriaga, come una delle migliori voci della letteratura messicana contemporanea, Fernanda Melchor è un’autrice che riesce a portare sulla pagina la carne e il sangue dei suoi personaggi, sconvolgendo il lettore e allo stesso tempo attirandolo irrimediabilmente a sé.