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— Parola all'editore

Il libro di cui hai bisogno ma che non è ancora stato scritto

Il libro di cui hai bisogno ma che non è ancora stato scritto

“Un manuale pratico di relazioni umane”: questo secondo Dale Carnegie è Come trattare gli altri e farseli amici, il suo assoluto best seller che non smette di spiegarci come avere a che fare con le persone da ben ottantré anni, senza invecchiare di un giorno. Ecco come lo presentava l'autore in persona, nel 1936.


CHI ME LO FACEVA FARE DI RISCHIARE DI SCRIVERE UN ALTRO LIBRO?

Durante il primo quarto di questo secolo, le case editrici americane hanno stampato all’incirca duecentocinquantamila titoli diversi. Parecchi erano di una stupidità unica, e molti si rivelarono insuccessi clamorosi. Molti, ho detto? Il presidente di una delle più grandi case editrici del mondo mi ha confessato che il suo marchio, con settantacinque anni di esperienza nel settore, andava ancora in perdita per sette titoli ogni otto pubblicati.

Chi me lo faceva fare di rischiare di scrivere un altro libro? E anche se mi fossi preso la briga di scriverlo, perché qualcuno avrebbe dovuto sforzarsi di leggerlo?

Interrogativi molto sensati entrambi: vediamo di trovare delle buone risposte.

IMPARARE A PARLARE CON CHIAREZZA SIGNIFICA IMPARARE A CAPIRE LE PERSONE

Fin dal 1912 tenevo corsi professionali a New York. Erano lezioni volte a mettere delle persone adulte in grado di pensare e immediatamente trasporre il loro pensiero in parola con la massima chiarezza, la massima incisività e il massimo equilibrio, sia nel corso di colloqui di lavoro sia quando si trattava di parlare in pubblico.

Ma man mano che le varie classi mi sfilavano davanti, mi rendevo conto con evidenza crescente che quelle persone, più che di lezioni di retorica, avevano necessità di imparare l’arte di convivere col prossimo nelle situazioni banali e quotidiane, di imparare ad avere contatti e relazioni sociali.

Con altrettanta chiarezza mi resi conto che il primo ad aver bisogno di un corso del genere ero io. Ripensando agli anni passati, ritrovavo innumerevoli situazioni nelle quali avevo peccato di sottigliezza psicologica e comprensione. Se avessi avuto un manuale chiaro che mi mostrasse la via, vent’anni prima! Sarebbe stato un regalo prezioso.

Avere a che fare con la gente è un problema grosso, soprattutto per chi è negli affari, ma anche per chi svolge una qualunque attività, dalla casalinga all’architetto al tecnico. Una ricerca effettuata qualche anno fa sotto gli auspici della Carnegie Foundation for the Advancement of Teaching ha evidenziato un fatto fondamentale, confermato da successivi studi patrocinati dal Carnegie Institute of Technology: anche nelle professioni più tecniche il successo finanziario è dovuto per il quindici per cento a solide conoscenze di settore e per l’ottantacinque per cento a doti umane come la personalità e la capacità di farsi seguire dalla gente.

[...]

L'IDEA DI UN MANUALE PRATICO DI RELAZIONI UMANE

Non sarebbe logico quindi che tutte le università del mondo tenessero appositi corsi per permettere di acquisire e sviluppare questa pagatissima capacità? E invece, ammesso che ce ne sia uno, dico uno, di questi corsi di praticità e buon senso per adulti, mi dev’essere sfuggito: non ne ho trovato traccia in alcuna università.

La University of Chicago e le United Y.M.C.A. Schools hanno condotto un’inchiesta per stabilire che cosa vogliono studiare gli adulti. L’inchiesta è venuta a costare venticinquemila dollari e ha preso due anni di tempo per venire completata. L’ultima parte dell’inchiesta è stata svolta a Meridien, nel Connecticut, tipica città americana media. Tutta la popolazione adulta di Meridien è stata intervistata e ha risposto a 156 domande del tipo: “Qual è la sua professione? Che studi ha fatto? Come passa il tempo libero? Qual è il suo reddito? I suoi hobby? Le sue ambizioni? I suoi problemi? Quali materie le interesserebbe di più studiare?” E così via. Quest’indagine ha rivelato che la cosa che interessa di più la popolazione adulta è la salute; al secondo posto sta la gente: come comprendere la gente, come starci assieme, come indurla a diventare simile a te, come convincerla a pensarla come la pensi tu.

Così il comitato promotore dell’indagine ha deciso di aprire un corso di questo tipo per gli adulti di Meridien. E si è messo con zelo e diligenza a cercare un libro che potesse fungere da testo adatto al ciclo di lezioni. Invano. Alla fine, scoraggiati, si sono rivolti a un educatore di fama mondiale e gli hanno chiesto se conosceva qualche libro del genere. “No,” ha risposto lui. “So quello che vogliono quelle persone di Meridien. Ma il libro del quale hanno bisogno non è ancora stato scritto.”

Sapevo già, sulla base della mia esperienza, che quell’esimio personaggio aveva ragione, perché erano anni e anni che anch’io cercavo invano un manuale pratico di relazioni umane. Allora, dal momento che un libro del genere non esisteva sul mercato editoriale, ho cercato di scriverne uno io, per i miei corsi. Eccolo qui. Spero che vi piaccia.

LA PREPARAZIONE DI UN LIBRO MAI SCRITTO

Nella fase di preparazione alla stesura di questo libro ho letto tutto il materiale possibile: rotocalchi, quotidiani, riviste, resoconti giudiziari, opere di antichi filosofi e moderni psicanalisti. In più ho assunto un ricercatore esperto e per un anno e mezzo gli ho fatto battere le biblioteche per pescare quello che mi poteva essere sfuggito, subissandolo di tomi eruditi di psicologia, raccolte ponderose di articoli, biografie senza fine, per riuscire a capire come i grandi personaggi si comportavano con la gente. E ne abbiamo lette, di biografie; vite di uomini celebri, da Giulio Cesare a Thomas Edison. Solo di Theodore Roosevelt ce ne siamo lette almeno un centinaio. Eravamo decisi a non risparmiare né tempo né fatica né quattrini per riuscire a scovare ogni possibile idea che la gente potesse usare per farsi amici e avere influenza sugli altri.

Io personalmente ho poi intervistato gente di successo, a volte anche nomi famosi – inventori come Marconi e Edison, politici come Franklin D. Roosevelt e James Farley, uomini d’affari come Owen D. Young, star del cinema come Clark Gable e Mary Pickford, esploratori come Martin Johnson –, e ho cercato di capire la tecnica che usavano nei rapporti interpersonali.

Da tutto questo materiale ho tirato fuori una breve conversazione. L’ho chiamata How to Win Friends and Influence People. Ho detto breve, perché in effetti all’inizio era molto succinta. Ma ben presto la conversazione succinta è diventata una conferenza di un’ora e mezzo. La tenevo ogni anno al corso per adulti del Carnegie Institute a New York.

Durante la conferenza invitavo il mio pubblico a sperimentare quanto dicevo nei loro rapporti di lavoro e interpersonali, e poi relazionare la volta successiva sui risultati ottenuti. Un compito interessante. Uomini e donne desiderosi di migliorarsi si dimostravano entusiasti di lavorare in quel nuovo tipo di laboratorio (l’unico possibile per sperimentare le relazioni sociali tra adulti).

Così si può dire che questo libro non è mai stato scritto nel vero senso della parola. È cresciuto come cresce un bambino, sulla base di tante esperienze di centinaia di persone adulte.

DA POCHE REGOLE A UN LIBRO VERO E PROPRIO

Anni fa siamo partiti da un gruppetto di regoline auree che potevano comodamente star scritte dietro a una cartolina. Col corso successivo siamo arrivati a stampare una cartolina formato gigante. Poi un pieghevole. Poi una dispensina. E ogni volta aumentava la quantità di testo e i problemi affrontati. Dopo quindici anni, la cartolina iniziale era diventata un libro.

Le regole che suggeriamo non sono arzigogoli teorici che lasciano il tempo che trovano. Funzionano. Può sembrare incredibile, ma l’applicazione di queste regole ha spesso rivoluzionato la vita della gente.

[...]

La gente resta spesso sbalordita dai notevoli risultati che ottiene. Come se ci fosse un che di magico. Qualche volta, travolti dall’entusiasmo, mi hanno telefonato a casa di dome- nica perché non resistevano ad aspettare altre quarantott’ore prima di raccontare il loro successo durante la lezione regolare. [...]

LE RISORSE A CUI NON RICORRIAMO MAI

“Se si pensa alla nostra potenzialità effettiva,” diceva il famoso professor William James di Harvard, “noi lavoriamo solo al cinquanta per cento. E anche meno. Facciamo uso solo di una piccola parte delle nostre risorse fisiche e mentali. Per dirla molto chiaramente, l’essere umano vive molto ma molto al disotto delle sue possibilità. Possiede risorse svaria- tissime alle quali non ricorre mai.” Tiriamole fuori, queste risorse svariatissime alle quali non ricorriamo mai! Ecco, l’unico proposito di questo libro è quello di dare una mano a scoprirle, a svilupparle, a trarne profitto.

“Lo scopo della formazione culturale,” diceva il dottor John G. Hibben, ex rettore della Princeton University, “è quello di dare la possibilità di affrontare con successo tutte le situazioni della vita.”

Se quando avrete terminato di leggere i primi tre capitoli non vi sentirete più agguerriti nell’affrontare le situazioni della vita, allora io riterrò questo libro un fiasco totale, per quel che vi riguarda. Perché, come diceva Herbert Spencer, “lo scopo supremo della formazione culturale non è l’erudizione, ma l’azione”.

E questo è un libro d’azione.

Dale Breckenridge Carnegie