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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Roberto Pazzi

Lei non sa chi sono io! Con Roberto Pazzi

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Roberto Pazzi, poeta, narratore e giornalista. Per Bompiani ha scritto numerosi romanzi, l'ultimo dei quali è Verso Sant'Elena.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Nessuno. Ho avuto la fortuna di avere una maestra delle elementari molto attenta alla mia voglia di giocare con le parole, di imbarcarmi in lunghissimi temi che poi venivano letti pubblicamente da lei stessa. Il primo segno della mia vocazione lo ha dato questa donna speciale.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Non direi, ma di sicuro ricordo che mi piaceva scrivere fin dalla terza elementare, come ho detto, temi lunghissimi, dove la fantasia prevaleva sulla descrizione realistica. La fortuna fu che quella scatenata fantasia non venisse depressa, ma incoraggiata. Spesso nel primo ciclo dell’istruzione si trova chi deprime l’immaginazione e la fantasia, come deviazioni dalla realtà. Per me non fu così e sono ancora grato a quella maestra, di cui ho poi avuto da professore come allieva una nipote. Così il filo fra lei e me non si è mai interrotto.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Credo una biografia di Alessandro Magno per bambini. Ma anche la Bibbia narrata ai ragazzi, che leggevo e rileggevo come una miniera di favolosi racconti. Inoltre Pinocchio, e un libro di favole di animali parlanti. L’ultimo che ho letto è il romanzo di una mia allieva, Anna Chiara Venturini, della mia scuola di scrittura creativa a Ferrara, “Itaca”. Narra del mitico imperatore della Cina Qin Shi Huang Di, colui che di sette regni creò un solo impero, quello cinese, che dal suo nome Qin prese il proprio di Cina.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Fino al 2000 ho scritto nove romanzi e varie raccolte di versi sulla mia macchina da scrivere Olivetti Lettera 32. Dal 2000 ho cominciato a usare il computer e oggi scrivo direttamente i romanzi sul pc, invece la poesia a mano. Scrivo i miei romanzi di mattina appena sveglio, passando a travasare le energie fresche della mente lavata dal sonno direttamente sulla pagina bianca. Quando sto scrivendo vado a letto presto e mi sveglio prima del solito con la smania febbrile di scrivere. Sono felice quando scrivo, sento accresciuta la mia vitalità, la mia voglia di vivere, non più solo la mia vita molto banale ma quella dei miei personaggi. Col passare delle ore le energie scemano. La sera non ho mai scritto nulla. Diversa la genesi delle poesie che sorgono inaspettate a qualsiasi ora del giorno e che scrivo con la penna e poi riporto sul pc.   

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

A Ferrara la libreria Ibs Libraccio, ma anche la Feltrinelli; in giro per l’Italia le librerie mi calamitano e perdo ore a curiosare fra i libri. Ce n’è una a Venezia – Acqua alta, mi pare si chiami – che è davvero simile a un sogno, incastonata com’è fra le calli, con una infinità di volumi di libri che non si stampano più. E dove magicamente dopo poco tempo ho trovato due o tre dei miei primi libri.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Solo libri di carta, odio quella macchina fredda che riporta il testo. Voglio poter sfogliare le pagine, sentire la progressione della lettura, voglio poter prendere annotazioni a margine con la grafia della mia mano.

Dove preferisci leggere?

A letto, con tre cuscini sotto la testa. E in treno, che non so come mai mi concilia la lettura.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

In ordine alfabetico, ma solo in una delle stanze di casa mia, dove i libri sono dappertutto, dove sono circa settemila volumi, parte in scansie, parte impilati lunghi i muri. Così la mia casa è una libreria. Nel mio studio, alle mie spalle, c’è uno scaffale con tutti i libri più importanti della mia vita, annotati con le date delle varie riletture e le varie osservazioni che mi venivano… Mi sento protetto dalla loro vicinanza. Ogni tanto li accarezzo come creature, Shakespeare, Goethe, Kavafis, Montale, Saba, Rebora, Sereni, il mio maestro nelle lettere che ci siamo scambiati per vent'anni, pubblicate di recente…

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Sono due: Marcel Proust, di cui ho amato talmente tanto la Recherche da leggerla tutta da militare, a ventiquattro anni, e poi rileggerla altre quattro volte lungo la mia vita. E Borges. Proust e Borges li porto con me nei voli intercontinentali, certo di farmi rapire ogni volta e di vincere così la noia del viaggio.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Alla ricerca del tempo perduto di Proust. Ma anche Cent’anni di solitudine di Márquez.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Più di uno. Dopo Proust, la lettura di Rilke e di tutta la sua poesia, che mi ha fatto scoprire che religione laica sia la scrittura. Ma anche Leopardi, che mi ha fatto, da giovane, relativizzare la scoperta della gratuità dell’esistenza, libera da illusioni religiose e metafisiche. E poi la rilettura dell’Iliade. Dopo una certa età rileggere diventa la forma di lettura più alta. E così rileggere Il deserto dei Tartari di Buzzati, Memorie di Adriano della Yourcenar e Cent’anni di solitudine. Un libro che mi ha abbagliato e insegnato la visionarietà dei miei romanzi è certamente stato Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Ma ho amato in genere tutti i russi dell’Ottocento, da Tolstoj a Dostoevskij, e poi Pasternak. Senza dimenticare i poeti russi come la Cvetaeva e Mandel’štam.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Tutti questi che ho nominato, o per lo meno diversi di loro. Ma anche le poesie di Salinas, di Montale, di Rilke, e ultimamente Stoner, un bel romanzo di John Williams.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Troppi ne ho amati… Petrarca che rumina su Laura nel Canzoniere, l’io narrante della Recherche di Proust, sant’Agostino nelle Confessioni, Ettore nell’Iliade, Giovanni Drogo nel Deserto dei tartari, il principe Fabrizio nel Gattopardo, Casanova di Schnitzler nel Ritorno di Casanova, Swann nella Strada di Swann, Raskol’nikov in Delitto e castigo, il principe Andrej Bolkonskij in Guerra e pace, il passeggere nel leopardiano Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere, Stoner nell’omonimo romanzo, Adriano imperatore nel romanzo della Yourcenar Memorie di Adriano, e La coscienza di Zeno. E poi I figli del mare di Michelstaedter… Dovrei perdermi nei labirinti della memoria. Non potrei dimenticare però i filosofi greci, i dialoghi di Platone, soprattutto i dialoganti del Simposio.

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Ho scritto un romanzo su questi luoghi, D’amore non esistono peccati: la Verona di Giulietta e Romeo, il castello di Paolo e Francesca, la Parigi di Proust, la Londra di Oscar Wilde e Bosie, l’isola di Sant’Elena del Memoriale napoleonico.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Il Maestro e Margherita, prima di tutto per immunizzare dal comunismo. Poi Il deserto dei Tartari, Memorie di Adriano, Cent’anni di solitudine (per immunizzare dal capitalismo), e il primo volume della Recherche di Proust.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Leggere e rileggere i classici. Ignorare i narratori italiani dei premi Strega, con la sola eccezzione del Gattopardo che vinse nel 1959 e di Canale Mussolini di Pennacchi che vinse nel 2010.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Uso moderatamente Facebook, ma mi tengo lontano dagli altri. So che condizionano in maniera letale e ti fanno crdere vivo solo se vi appari. Sono metastasi della comunicazione, si perde il contatto da bocca a orecchio, si perde la vita.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Visionario, cioè colui che non pone differenza fra sogno e realtà quando scrive.

Copertina rigida o brossura?

Rigida.

Un tuo sogno?

Tutti I miei romanzi sono un lungo sogno, soprattutto l’ultimo, Verso Sant’Elena, dove Napoleone sogna tutta la vita che gli è mancata...


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Roberto Pazzi