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— Parola all'autore

Pier Vittorio Tondelli nelle parole di Roberto Carnero

Pier Vittorio Tondelli nelle parole di Roberto Carnero

In occasione del trentennale della morte di Pier Vittorio Tondelli abbiamo chiesto a Roberto Carnero, autore di Lo scrittore giovane, di raccontarci perché l'autore emiliano possa considerarsi un vero e proprio classico dell'ultimo mezzo secolo.

 


A trent'anni dalla morte - prematura e tragica - di Pier Vittorio Tondelli, questo scrittore appare sempre più centrale nel panorama letterario dell'ultimo mezzo secolo, e fondamentale per una riflessione sulla letteratura più vicina a noi, compresa quella di oggi. Proverò qui di seguito a motivare tale affermazione.

La prima caratteristica di Tondelli è quella di essere uno scrittore moderno, anzi contemporaneo. Basti pensare alla sua vita, caratterizzata da continui cambiamenti di luoghi, da una mobilità, prima ancora che fisica, intellettuale: si consideri la sua sincera e aperta curiosità per le varie forme di espressione artistica e per gli inediti risultati che dalla contaminazione tra i diversi ambiti culturali scaturiscono (la letteratura con le arti figurative, con la musica leggera, con il cinema, con il fumetto ecc.), interessi tutti ampiamente documentati da quella piccola enciclopedia sugli anni ottanta che è Un weekend postmoderno. Lo scrittore emiliano è stato anticipatore in fieri, in una direzione tutta postmoderna, della tendenza della nuova narrativa (tendenza che sarà tipica di quella degli anni novanta e successivi) alla contaminazione della letteratura con altre discipline e all'ibridazione con altri linguaggi.

Tuttavia la modernità (o postmodernità) di Tondelli non è solo sul piano stilistico, ma anche, molto significativamente, su quello della vita e del costume. Consideriamo anche solo il modo disinibito, libero da ogni tipo di pruderie o understatment, con cui affronta, in quasi tutti i suoi libri, la tematica omosessuale. È in ciò abissale la distanza che lo separa dagli autori italiani delle generazioni precedenti. L’essere contemporaneo di Tondelli, a questo proposito, sta proprio nel rappresentare la condizione omosessuale (nelle diverse fasi della vita: università, servizio militare, maturità) nei termini di una quotidiana normalità, senza che per questo vengano negati o anche solo sottaciuti i problemi, sociali e personali, che essa continuava a comportare nel contesto di quegli anni.

Il sottotitolo di Un weekend postmoderno, “Cronache dagli anni ottanta”, sottolinea consapevolmente un altro aspetto importante dell’opera di Tondelli: il destino di coprire – di aprire e di chiudere – l’intero decennio. Emblematiche da questo punto di vista sono le date: 1980, pubblicazione di Altri libertini (il primo libro di narrativa, con i suoi esplosivi racconti), e 1989, Camere separate (l’ultimo, il romanzo della maturità). La riflessione di Tondelli su questo decennio è quella di un protagonista che, con un’intensità di vita e di esperienza straordinaria, in quegli anni inizia e conclude la propria parabola artistica e intellettuale.

Della letteratura, e prima ancora del dibattito culturale, degli anni ottanta Tondelli rappresenta bene una tendenza caratteristica: il deciso rifiuto delle ideologie, dopo le abbuffate politico-ideologiche tra ’68 e ’77, e di una letteratura che dovesse essere necessariamente “impegnata”, a vantaggio dell'assunzione, nei suoi testi, di tematiche individuali, private, minimaliste. Ma la sua non è stata una posizione qualunquistica, bensì una scelta riflessa, forse sofferta, senz’altro consapevole. Il valore progressivo della sua opera, nonostante questo, è del tutto evidente (si pensi anche solo al contributo offerto con i suoi libri alla questione dei diritti degli omosessuali), e più pregnante che in molti scrittori apertamente schierati. Dice bene Marco Belpoliti quando afferma che Tondelli “ha sostituito il rapporto letteratura-politica con il rapporto letteratura-società”.

Altro suo tratto distintivo è quello di essere uno scrittore molto italiano. I suoi romanzi sono spesso ambientati in Italia: a Bologna, a Milano, a Roma, a Rimini, a Firenze o in provincia. I continui viaggi e spostamenti dei personaggi, in Italia ma anche all’estero, testimoniano un’inquietudine che è tipica di molti (giovani) italiani: la dialettica provincia/metropoli, periferia/centro, Italia/mondo, cioè tra desiderio di fuga e richiamo delle origini (motivo, quello del bisogno di ritornare "a casa", particolarmente presente in Camere separate).

È però Tondelli al tempo stesso uno scrittore internazionale: l’Europa del Nord è spesso un mito per i suoi personaggi. Nei libri di Tondelli la scena si sposta spesso nelle grandi capitali straniere: Londra, Berlino, Madrid. Non è un caso la fortuna europea dei suoi libri (tradotti in francese, tedesco, spagnolo, inglese). Formatosi in una cultura fortemente legata alla provincia, Tondelli compie a un certo punto il salto verso una visione cosmopolita.

Tondelli è, infine, uno scrittore profondamente emozionale. È un termine assunto da lui stesso per definirsi:

La mia letteratura è emotiva, le mie storie sono emotive; l’unico spazio che ha il testo per durare è quello emozionale. 

La scelta di campo per la letteratura emotiva, per la literature of power più che per la literature of knowledge (per utilizzare la terminologia usata da Tondelli, che la mutuava dallo scrittore inglese Thomas de Quincey), lo porta a risultati di estrema intensità, tale che non può non coinvolgere emozionalmente il lettore. La qualità che più segna la pagina tondelliana è proprio l’intensità delle emozioni che riesce a trasmettere. E questa, insieme alla qualità letteraria, è forse la ragione principale della resistenza della sua opera nel tempo. Un'opera capace di parlare a generazioni di lettori sempre nuove: che è, se vogliamo, l'essenza dei classici.

Roberto Carnero

Pier Vittorio Tondelli