Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Nicola Cinquetti. Per Bompiani ha pubblicato Il Giro del ’44, vincitore del Premio Orbil 2020 nella categoria 11-14.
Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?
La mia maestra delle elementari, suor Angiola, con le sue lezioni di grammatica e grammatica e grammatica; e non solo: leggevamo i classici per ragazzi, in testa a tutti il libro Cuore, ma anche racconti più leggeri, come le avventure del Signor Veneranda, e imparavamo a memoria le filastrocche di Rodari: “Chi è più forte del vigile urbano? Ferma i tram con una mano…”. Poi andavamo al cinema a vedere Marcellino Pane e Vino, Molokai e Incompreso, e io mi stupivo perché lei, la maestra, piangeva.
Volevi fare lo scrittore già da piccolo?
Ho cominciato a scrivere testi personali verso i sedici anni, in piena adolescenza. Ma il desiderio di “fare lo scrittore” è maturato più avanti, in età adulta. Da bambino mi appassionavano i minerali e i fossili: dicevo a tutti che avrei fatto il geologo. Poi le mie inclinazioni si sono orientate verso l’immateriale.
Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto?
Il principe e il povero di Mark Twain: il romanzo per ragazzi perfetto, per la sua geometria narrativa. Perfetto, dall’inizio al sigillo finale. L’ultimo libro che ho letto è La parola ebreo di Rosetta Loy.
Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?
Scrivo al computer, sotto una finestra che dà su un cortiletto interno, sempre vuoto. Il momento migliore per me è la mattina, per una questione di risorse energetiche e di freschezza di pensieri.
Qual è la libreria che frequenti più spesso?
Libreria Pagina Dodici di Roberta per i libri per adulti; libreria L’Aquilone di Luigi e Silvana per i libri per ragazzi. Tutte e due nel centro storico di Verona.
In viaggio porti con te libri di carta o eReader?
I libri di carta. Sempre. Ma non li leggo mai.
Dove preferisci leggere?
Non ho un luogo preferito. Ho solo bisogno di silenzio.
In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?
Filosofia, storia, psicologia e scienze umane, educazione e pedagogia, narrativa italiana, narrativa straniera, poesia italiana, poesia straniera, narrativa per ragazzi, poesia per ragazzi, storia dell’arte, arte e storia di Verona, viaggi e guide turistiche, libri scritti da amici e conoscenti, sezione Giacomo Leopardi, sezione Carlo Collodi, sezione Carlo Michelstaedter, sezione Karl Jaspers, sezione Donatella Ziliotto, libri scritti da me, varie, manuali scolastici. All’interno di ogni genere, ordine alfabetico o storico. Ma c’è un po’ di disordine.
Casa editrice o autore straniero molto amato?
John Fante per la narrativa per adulti; Robert Cormier per la narrativa per ragazzi.
Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.
Mi piacciono i titoli evocativi come Dakota delle bianche dimore di Philip Ridley.
C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?
Non direi. Per queste cose sono in debito con le persone, non con i libri. Però ci sono state letture che mi hanno toccato in profondità. Come l’Epistolario di Carlo Michelstaedter, oppure Il male oscuro di Giuseppe Berto.
Un libro che hai regalato a una persona amata?
Di solito regalo i libri che piacciono a me. Per esempio, quand’era ancora disponibile, Il conte di Kevenhüller di Giorgio Caproni.
Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?
Nemecsek, Hugo di Hugo e Josephine, Orzowei. In altra età, il principe Myškin.
E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?
Forse i paesaggi russi di Michele Strogoff.
Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?
Butto là un titolo: Contro il fanatismo di Amos Oz.
Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?
Non credo di poter dare consigli intelligenti. Forse: tenere a bada il narcisismo.
Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?
Non ho niente di tutto questo. E a dire il vero non ho neanche uno smartphone. Non è che io sia per il silenzio social, è solo che sono pigro e troppo lento per tenere il passo dei social.
Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.
Carattere di stampa: Courier. Aggettivo per il mio carattere: da piccolo dicevano che ero introverso. Boh. Io capivo solo che doveva essere una cosa piuttosto complicata, con tutte quelle consonanti.
Copertina rigida o brossura?
La prima.
Un tuo sogno?
Quando ero piccolo sognavo le streghe, che mi facevano del male. Ma una parte di me sapeva di sognare, per cui mi prendevo una palpebra con le dita e la sollevavo, per aprire l’occhio e uscire dal sogno. Purtroppo, anche la palpebra e le dita erano nel sogno.
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