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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Fabio Deotto

Lei non sa chi sono io! Con Fabio Deotto

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Fabio Deotto, autore per noi di L'altro mondo. Vita in un pianeta che cambia.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Mio fratello maggiore. Avevo questa fastidiosa abitudine di rubargli i fumetti: li prendevo e mi mettevo a sfogliarli, fingendo di saperli decifrare. Alla fine si è rassegnato a insegnarmi.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Da piccolo volevo fare “l’inventore”, che in effetti per come lo immaginavo da bambino era più simile a uno scrittore che a uno scienziato.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Il primo libro che abbia veramente amato è Momo di Michael Ende, lo cominciai sul sedile posteriore di un viaggio di famiglia, e continuai a leggere nonostante la nausea. Se non è amore questo. L’ultimo libro che ho letto è Giobbe di Joseph Roth.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Dipende dalle fasi della scrittura: per la prima stesura va bene qualsiasi piano su cui possa appoggiare un laptop; per quelle successive prediligo la scrivania del mio studio o quella di una biblioteca. Scrivo di solito in orario lavorativo, ma i momenti in cui diventa un piacere sono quelli in cui il motore cittadino scende al minimo dei giri: di notte, la mattina presto, o quando piove.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

Anche se non è proprio sottocasa, ogni volta che posso vado alla LAB di Vimercate, ha un’ottima selezione, due librai meravigliosi, ed è uno di quei luoghi magici (o forse dovrei dire stregati) dove ti capita di comprare un libro, sederti a leggerlo e perdere completamente la cognizione del tempo.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Porto sempre due libri cartacei (di solito uno fiction e uno nonfiction), poi per sicurezza anche l’iPad, dove la pila dei non letti è sempre più alta che sul comodino.

Dove preferisci leggere?

In treno. A volte ho la tentazione di prendere un regionale a caso solo per finire un libro senza distrazioni.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Inizialmente li avevo suddivisi in categorie: narrativa, memoir, saggi divulgativi, teoria letteraria, ecc. Ma poi mi sono ritrovato con tantissimi volumi ibridi che non sapevo su che scaffale piazzare. In attesa dell’illuminazione, lascio che l’entropia faccia il suo corso.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Nathaniel Rich, uno di quei rari autori che sanno sbavare il confine tra scienze naturali e umanistiche, combinando uno sguardo attento sulla realtà con uno stile elegante e molto curato. È uno capace di scrivere un noir ambientato nella New Orleans di inizio Novecento e subito dopo un saggio sul cambiamento climatico facendoli rientrare in un percorso autoriale coerente.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Uno, nessuno, centomila.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Ce ne sono molti, ma forse Senza un soldo a Parigi e Londra di George Orwell è quello su cui sono ritornato più spesso, e da cui ogni volta riparto cambiato.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Le cose di Georges Perec.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Probabilmente Barnaba di Nel museo di Reims di Daniele Del Giudice.

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Sono indeciso tra la Besźel de La città e la città di China Miéville e uno qualsiasi dei mondi sigillati da Tristan Garcia nel suo 7.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Il pericolo di un’unica storia di Chimamanda Ngozi Adichie.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Leggi, scrivi, riscrivi, ma soprattutto leggi sempre più di quanto scrivi. E non pensare al tuo nome su una copertina finché non ce lo vedi. E anche allora, ricordati come scrivevi e come leggevi quando ancora non eri costretto a pensarci.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Ce li ho tutti e tre, ma tutti e tre li gestisco senza criterio. E occasionalmente mi prendo una pausa.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Il mio carattere: vivace, sia con accezione positiva che negativa. Un carattere di stampa che mi piace, invece senza che sappia spiegare perché, è il punto interrogativo.

Copertina rigida o brossura?

Brossura.

Ci confidi un tuo sogno?

Dipende, ne ho alcuni realizzabili, e tantissimi irrealizzabili. Tra i primi c’è costruire una casa su un albero. Tra i secondi, passare un giorno nella testa del mio cane.


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Fabio Deotto