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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Alessandro Raveggi

Lei non sa chi sono io! Con Alessandro Raveggi

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Alessandro Raveggi: vive a Firenze e insegna letteratura alla New York University. Ha fondato e diretto la rivista letteraria The FLR. Ha scritto un romanzo, una raccolta di racconti, quattro raccolte poetiche, un libro su Italo Calvino, uno introduttivo a David Foster Wallace e ha curato l’antologia di racconti Panamericana. Scrive di libri e cultura su riviste nazionali e internazionali, tra le quali Wired ed Esquire. Per Bompiani ha pubblicato Grande Karma. Vite di Carlo Coccioli.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Penso quell’insegnante delle medie inferiori che mi disse che scrivevo cose troppo astruse, benché piene di fantasia. Continuo ad essere partigiano del massimalismo e dello stravolgimento dei piani di realtà, ma mi sono anche regolato rispetto a trent’anni fa (credo!).

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Quello che so è che fin da piccolo volevo... fare il Lettore, magari? Ho ricordi molto confusi della mia infanzia, passata tra i colli del Chianti a rincorrere le lucertole e a cadere in bici nel fango. Ma se c’è una cosa che ricordo, tra dolori e passioni, sono le notti fresche e quelle meno fresche dell’estate passate a fare l’alba coi libri sul letto (di giorno ai libri alternativo i primi videogame tutti pixellati del PC). Forse sono diventato scrittore per cercare di colmare le lacune di un’infanzia in cui mi concentravo davvero nella vita solo sulla carta stampata.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Il primo libro che ricordo di aver amato da bambino forse non c’è, o forse sono i primi albi lettimi di Richard Scarry, quelli pieni di animali che fanno lavori e mettono su casa e famiglia. Più grande, ma non troppo, forse è stato La gaia scienza di Nietzsche. A tutt’oggi non saprei dire di cosa parlasse quel libro nella mia testa di adolescente. Ma ricordo che la voce folle e aitante di quel filosofo che dopo ho abbandonato mi attraeva molto (mi dovrei preoccupare?). L’ultimo libro che ho letto è Estinzione di Thomas Bernhard, perché questa estate strana e pandemica la voglio dedicare a lui e varie riletture bernhardiane.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Scrivo in momenti inaspettati della giornata, quasi sempre al pomeriggio o alla sera, e molto il venerdì quando sono un po’ libero dal lavoro. Scrivo spesso in biblioteca, pochissimo in luoghi aperti perché non riesco a concentrarmi, mi distrae il via vai e le vite di chi mi circonda. A volte mi capita di scrivere all’università, dopo pranzo, nello studio, tra una lezione e l’altra, un ricevimento e l’altro, sperando che i miei studenti siano un po’ in ritardo.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

Negli anni la libreria del cuore è diventata sicuramente la Libreria Diari di Bordo di Parma, con i librai Alice Pisu e Antonello Saiz che sono oramai amici: da loro è sempre una grande festa, con tantissimi lettori forti e presentazioni stracolme. A Firenze frequento spesso la Todo Modo, perché Pietro e Maddalena hanno gusti che sono molto affini ai miei, e perché hanno uno spazio interno con bar molto bello e comodo, adatto a me che mi muovo spesso con mio figlio di cinque anni. Ben presto è diventata la libreria del cuore del weekend, per questo motivo. Poi frequento anche le librerie del mio quartiere fiorentino, come ultimamente la Libreria Florida, anche perché mi piace la passione di certi librai che qualcuno potrebbe definire “periferici”, ma che svolgono una funzione civica fondamentale. Senza tralasciare il lavoro svolto da alcuni nelle librerie di catena, come ad esempio il Libraccio di Firenze, che con figure come Roberta Perugini è capace di far diventare “indie” e brulicante una libreria solo all’apparenza meno attenta al singolo lettore.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Quando vivevo in Messico – dal 2009 al 2013 circa – ho provato ad usare il Kindle, con scarso successo. Così mi sono rassegnato a trascinarmi dietro kg di libri italiani in volo, presi quando tornavo, per rimanere al passo con le ultime uscite. Potrei scrivere un romanzo comico, o forse horror, sulle mie valige piombate di libri portate qua e là dell'Atlantico – mi sono trasferito tra Messico e Italia per ben due volte, questa è la storia vera. Direi così, nonostante tutti i problemi e gli esborsi, carta al 100%. Odioso poi stare a leggere davanti ad uno schermo dopo giornate passate a scrivere e correggere robe e mandare email davanti a uno schermo.

Dove preferisci leggere?

Dirò una cosa romantica: mi piace leggere in treno. Mentre non riesco a leggere in aereo. Adoro poi leggere nella mia terrazza di casa, nella mia sedia stile Acapulco, con un occhio alla pagina e l’orecchio teso al brulicare della città là fuori. Quando sono in Messico, amo le ore passate a leggere nella biblioteca privata di mio suocero oppure alla libreria El Péndulo.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Mia moglie li ordina in ordine alfabetico, io penso invece di essere più propenso all’ordine cabalistico sparso. Per fortuna sono sposato, e ho una persona che si prende cura di me e del mio disordine innato.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Per chi leggerà il mio romanzo, si potrebbe dire Roberto Bolaño. Ma io aggiungerei almeno un’altra recentemente molto amata, e ahinoi compianta: Daša Drndić. Potrei anche però fare il nome di Mathias Enard. Casa editrice straniera molto ammirata: Fitzcarraldo editions.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Uno dei più interessanti ultimamente letti è Guida il tuo carro sulle ossa dei morti di Olga Tokarczuk, benchè mi piacciano molto anche i titoli brevi, alla Bernhard. Dipende dal libro che uno scrive. Il mio primo romanzo era lungo: Nella vasca dei terribili piranha. Questo, Grande karma, breve e altrettanto efficace per il libro, a mio avviso. Il prossimo prometto che sarà meno altisonante, spero.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Uno dei libri che ultimamente ha cambiato il mio percorso di vita è forse Come cambiare la tua mente di Michael Pollan uscito in Italia per Adelphi e letto in lingua originale, in particolare nella parte dedicata ai funghi, e alla figura unica dello scienziato amateur Paul Stamets e alla sua Fungi Revolution. Associato alla lettura di libri come Il sussurro del mondo di Richard Powers, mi ha spinto verso un interesse potremmo dire “naturalista” e anti-antropocentrico, che vorrei inserire nel mio prossimo romanzo. Sono molto attratto dal ruolo che alberi, piante e miceli potranno avere nel nostro futuro, in particolare nella lotta al cambiamento climatico. Come autore non posso rimanere inerte di fronte a certe suggestioni e “nuove alleanze” (si diceva un tempo.)

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Piuttosto un libro che mi è stato “regalato” o meglio segnalato da mia moglie: I giardini di Kensington dello straordinario Rodrigo Fresan. Autore che fino a pochi anni fa non conoscevo, e che adesso ho avuto persino l’onore di riportare in Italia per la mia collana di narrativa straniera Phileas Fogg. Nel tempo, Rodrigo è diventato anche un amico con cui chiacchierare per ore, parlare di Vonnegut o Proust, o passeggiare. Per questa amicizia devo ringraziare mia moglie, alla fine.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Ultimamente, rileggendolo, ho amato tantissimo Pnin di Nabokov. Penso anche di essere molto legato anche a quella incoerente e cocciuta di Isabel Archer.

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Credo che uno dei luoghi che più ho amato nelle letteratura è il Sertão di Guimarães Rosa. Un romanzo tanto importante da abbracciare il territorio reale e superarlo.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Forse Le Grand Meaulnes di Alain-Fournier. Ma ci sono anche tanti autori del Novecento italiano che dovrebbero essere letti e riletti meglio a scuola, come la Banti, la Ortese, Tozzi, l’ignorato Volponi, Malaparte.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Fonda una rivista. Poi scrivi un romanzo per anni. Aspetta dieci anni prima di proporlo agli editori. Cerca un esordio che rimanga soprattutto a te, come una prova di maturità e non di narcisismo.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Tutti e tre, ma usati per quello che servono - cioè ampliare il discorso letterario e non atrofizzarlo. E senza sottrarre tempo alla scrittura.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Inquieto. Palatino Linotype.

Copertina rigida o brossura?

Dipende dal libro.

Ci confidi un tuo sogno?

Sogno mio padre, da quando è morto nel 2016. A volte si presenta come personaggio, ingiovanilito a tratti, altri tratti autenticamente lui (che era un uomo dolcemente severo) altre volte ancora lo vedo camminare davanti a me, ancora altre è una voce distante che mi guida. Mi manca molto mio padre Alberto, ma nei suoi sogni la sua assenza si fa quasi distratta, una vacanza, il lutto piano piano si diluisce, e non mi risveglio quasi mai angosciato o profondamente solo, quando si perdere per sempre la condizione di essere figli e si diventa solo padri.


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Alessandro Raveggi