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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Guido Barbujani

Lei non sa chi sono io! Con Guido Barbujani

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Guido Barbujani: ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook, alle Università di Londra, Padova e Bologna, ed è professore di Genetica all’Università di Ferrara. Per Bompiani ha scritto numerosi libri tra cui L'invenzione delle razze, Tutto il resto è provvisorio  e Sillabario di genetica per principianti.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Una prozia, maestra in pensione, all’età di quattro anni. Viveva al piano di sotto. Mai che mi abbia dato più di 7, era severa; però alla fine mi preparava un piatto di patate lesse con il prezzemolo, che purtroppo non facevano parte dei menù di mia madre.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Da piccolo piccolo sì, poi però per decenni l’ho giudicata una prospettiva eccessivamente ambiziosa. Ancora adesso non sono ben sicuro di essere un vero scrittore. Temo che non ne siano sicuri neanche i miei editori.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Quando ero alle elementari mio padre mi ha comprato, come regalo di compleanno per un mio amico, la versione illustrata del Barone rampante. Ho sofferto a regalarlo, e poi l’ho desiderato a lungo. Anche adesso certi libri non li compro subito: continuo a desiderarli e così li leggo con più trasporto. L’ultimo è la nuova edizione di Comma 22 che mi ha regalato il mio angelo custode alla Bompiani, Lucia Piani.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Scrivo nel mio studio, su un computer, ma se mi viene in mente qualche idea la annoto a mano dove capita. Scrivo meglio quando dovrei fare qualcos’altro: quando ho una scadenza di lavoro, una lezione da preparare, o quando invece sarebbe meglio che dormissi. Se ho l’intera giornata a disposizione, novanta su cento combino poco o niente.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

Feltrinelli Ferrara sta subentrando, per motivi un po’ lunghi da spiegare, al Libraccio Ferrara. A Venezia poi c’è La Toletta, a Dorsoduro, dove mi fermo ogni volta che posso.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Carta, carta!

Dove preferisci leggere?

Non ho preferenze particolari.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Saggi da una parte, poesia dall’altra, narrativa da un’altra ancora. Nella poesia e nella narrativa, gli italiani con gli italiani, i francesi con i francesi, eccetera. All’interno di queste categorie nazionali vado per affinità; i miei libri (senza che questo implichi alcun confronto, ovviamente improponibile) confinano con quelli di Luigi Meneghello e di Gianni Celati.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Bohumil Hrabal.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Se per “titolo” intendiamo proprio il titolo, poche parole che all’inizio ti incuriosiscono e alla fine rivelano un senso nascosto del libro, Soldati di Salamina di Javier Cercas.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Sì, il libro che mi ha convinto che l’altro mio mestiere, quello del biologo, potesse essere avvincente quanto la letteratura: The mismeasure of man di Stephen Jay Gould.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Centinaia, credo (di libri, non di persone amate). Il primo, me lo ricordo bene, è stato Natalia Ginzburg, Lessico famigliare; l’ultimo, ieri, Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Solo uno? Cosimo Piovasco di Rondò, Aureliano Buendía, Ulrich dell’Uomo senza qualità; Anna Sergeevna, la signora con il cagnolino, di Čechov; il professor Reger che in Antichi Maestri di Thomas Bernhard fa strame dell’intera cultura europea, compresi Bach e Mozart (infierendo, memorabilmente, su Heidegger); e la voce di Primo Levi quando parla di sé nella Tregua: come si fa a scegliere?

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

L’Etruria di Un infinito numero di Sebastiano Vassalli.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Non credo funzionino le imposizioni dall’alto, specie in età scolare. Spererei che i libri fossero parecchi e molto diversi, in modo che ciascun ragazzo abbia un vasto catalogo da cui scegliere.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Di non prendere esempio da me: di fare una cosa sola, ma farla bene.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Mi hanno convinto ad aprire una pagina Instagram dove ho duecento follower. Una pagina Facebook a mio nome, creata a mia insaputa, come direbbe Scajola, ne ha sette volte tanti.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Curioso. Calibri.

Copertina rigida o brossura?

Non è tanto importante.

Un tuo sogno?

Che l’Italia torni a essere un paese coraggioso e gentile.


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Guido Barbujani

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