Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Giulia Contini: vive a Roma, dove lavora, ama e cerca parcheggio. Per lei la scrittura è un mezzo per andare da A a B, come un autobus. Ha scritto La stanza dei canarini quando ha capito che non c’erano più autobus per andare dove voleva andare.
Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?
La maestra Federica alla elementari. Quando sono arrivata in classe, il primo giorno di scuola, i miei compagni sapevano tutti già leggere e scrivere. Quando sono tornata a casa ho chiesto a mia madre perché a me non l’avesse insegnato. Mi ha risposto: “Allora la scuola che ci sta a fare?”
Volevi fare lo scrittore già da piccolo?
Lo scrittore è un lavoro? Da piccola volevo fare l’architetto o il poliziotto. Dipendeva dai giorni e da chi me lo chiedeva.
Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto?
Il primo La casa che se ne andò. Me l’ha regalato mia madre a Natale al posto del giocattolo che le avevo chiesto. L’ho odiato. Poi l’ho ripreso in estate e mi è piaciuto. L’ultimo L’inconveniente di essere amati di Alcide Pierantozzi.
Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?
Scrivo solo al computer da anni. Quando mi capita di scrivere a mano mi rendo conto di aver perso l’abitudine, mi stanco subito e la grafia è illeggibile. Quando ho dovuto fare l’esame scritto del dottorato mi sono esercitata per un’estate a scrivere temi a mano libera sul foglio protocollo. Anche per scrivere ci vuole allenamento. Quando? Quando non c’è Cristina (la mia compagna). Lei mi distrae.
Qual è la libreria che frequenti più spesso?
La Feltrinelli di viale Libia a Roma. Vivo nei pressi.
In viaggio porti con te libri di carta o eReader?
Solo di carta. Una volta letti i libri diventano splendidi complementi d’arredo.
Dove preferisci leggere?
In spiaggia non è male. Ma per 15 giorni l’anno, quindi non conta come abitudine. In camera, a letto, nel resto del tempo.
In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?
Colore e grandezza.
Casa editrice o autore straniero molto amato?
Ho amato molto Amélie Nothomb, fino a qualche anno fa.
Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.
Recentemente mi sono appassionata alla saga dei Melrose di Edward St Aubyn. Lui è una bella scoperta.
C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?
Io e te di Niccolò Ammaniti. Me l’ha regata la mia attuale compagna quando era la compagna di un’altra. Stiamo insieme da sette anni.
Un libro che hai regalato a una persona amata?
Gli innamoramenti di Javier Marías, sempre alla mia compagna quando era la compagna di un’altra. Ha detto che non le è piaciuto.
Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?
Quando ero un’adolescente introversa e crepuscolare ero andata in fissa con Mister Stevens di Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro. Da grande ho molto amato l’Adriano di Marguerite Yourcenar.
E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?
Non mi dispiacerebbe vedere la dimora di Andrea Sperelli.
Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?
Qualche tempo fa mi sono imbattuta in un libriccino che si chiama Lo schifo. Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione di Stefano Massini. Mi ha colpito. Diceva molto del mondo in cui viviamo, anche se sembra passato un secolo.
Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?
Non forzarti. Non serve a niente.
Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?
Tutto. I social sono come i soldi: non sono cattivi di per sé, dipende dall’uso che ne fai.
Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.
Acuto. Io scrivo solo in Times New Roman. Il fatto che Word mi imposti di default Calibri mi disturba assai.
Copertina rigida o brossura?
Brossura.
Un tuo sogno?
Avere un mutuo. È un sogno che si porta dietro tanti altri sogni.
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