Il Guerrin meschino
Spettatore infantile dell’Opera dei pupi, poi garzone a bottega
di un pittore di paladini, Gesualdo Bufalino si appassionò
precocemente a duelli, incantesimi, amori che vedeva fiorire
ogni giorno sugli sportelli dei carri e sugli “scacchi”
dei cartelloni. Lette le gesta di Guerrino il Meschino
sulle pagine di un’edizione tascabile, ne fece il suo idolo
di quegli anni. Qui il ragazzo di allora, nei panni di un anziano
cantastorie dalla lingua arcaica e visionaria, guida il suo eroe
di prova in prova, alla ricerca del padre ignoto e d’una lenta
maturità, nelle intenzioni di un viaggio d’educazione travestito
da fiaba cavalleresca. Viaggio e fiaba, però, si interrompono
a metà, lasciando molti fili sospesi, sotto l’incalzare di un tempo
che crede poco ai miracoli della finzione e all’amabile gioco
delle parti cari alla convenzione romanzesca. Abbandonato
dai suoi personaggi, all’autore non resta che arrendersi
ai patemi del presente, agli scenari di cartapesta, alla mise
en abîme del suo cuore.
Spettatore infantile dell’Opera dei pupi, poi garzone a bottega
di un pittore di paladini, Gesualdo Bufalino si appassionò
precocemente a duelli, incantesimi, amori che vedeva fiorire
ogni giorno sugli sportelli dei carri e sugli “scacchi”
dei cartelloni. Lette le gesta di Guerrino il Meschino
sulle pagine di un’edizione tascabile, ne fece il suo idolo
di quegli anni. Qui il ragazzo di allora, nei panni di un anziano
cantastorie dalla lingua arcaica e visionaria, guida il suo eroe
di prova in prova, alla ricerca del padre ignoto e d’una lenta
maturità, nelle intenzioni di un viaggio d’educazione travestito
da fiaba cavalleresca. Viaggio e fiaba, però, si interrompono
a metà, lasciando molti fili sospesi, sotto l’incalzare di un tempo
che crede poco ai miracoli della finzione e all’amabile gioco
delle parti cari alla convenzione romanzesca. Abbandonato
dai suoi personaggi, all’autore non resta che arrendersi
ai patemi del presente, agli scenari di cartapesta, alla mise
en abîme del suo cuore.