Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Matteo Corradini: nato nel 1975, è ebraista e scrittore. Premio Andersen 2018, ha curato per Rizzoli la nuova edizione del Diario di Anne Frank, mentre per Bompiani ha pubblicato Se la notte ha cuore.
Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?
La mia famiglia ha sempre avuto poche cose e molti libri. I miei genitori mi leggevano il Corriere dei Piccoli nel lettone. L’amore per la lettura è stato accompagnato da amore e basta.
Volevi fare lo scrittore già da piccolo?
Sì. Ho cominciato disegnando fumetti a dieci anni. Nei lunghi e nebbiosi autunni emiliani inventavo giochi da tavolo. Credo che tutto sia nato da lì: inventare un gioco per gli amici del paese e scrivere un romanzo, l’ho scoperto solo dopo, sono due attività molto simili per la testa e per il cuore. A dodici anni scrivevo anche racconti di fantasmi e del terrore. Uno di questi mi piaceva più degli altri: s’intitolava Il gatto nero. Scoprii anni dopo che Edgar Allan Poe mi aveva copiato. Però con 140 anni di anticipo: forse aveva ragione lui.
Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto?
Forse perché ho sempre abitato all’attacco delle colline piacentine e perché non ho mai saputo nuotare, leggevo molti libri di mare. L’isola del tesoro di Stevenson mi aveva affascinato: mi piaceva così tanto che mi pareva che le pagine sapessero di salsedine. L’ultimo che sto leggendo? Solitamente leggo molti libri insieme, li ammucchio sul comodino e sera dopo sera ne scelgo uno o due. Ne prendo uno dal mucchio: I guardiani della memoria di Valentina Pisanty.
Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?
Prima di iniziare un nuovo romanzo, scrivo appunti e idee per mesi e mesi sopra quadernini, quadernoni, fogli sparsi, pezzi di carta e cartone. Arriva un giorno in cui quelle idee cominciano a magnetizzarsi tra di loro, come se si innamorassero. Osservo i loro movimenti con curiosità e li annoto. Quando comprendo di avere idee per due libri, comincio a scriverne uno con la tastiera. Nel corso del lavoro scarterò metà delle idee, perché si vede che non erano idee. Il momento per scrivere è poco importante, e per certi versi anche il luogo: ho scritto di notte e di giorno, in cantina, in un prato di campagna, a casa dei nonni… Ho però un gran desiderio di silenzio e di tempo, e spesso entrambi mi mancano. Non riesco a scrivere in treno o in un bar, per esempio. Scrivere mi fa sempre venire il mal di testa.
Qual è la libreria che frequenti più spesso?
Mi verrebbe di chiamarla “Da Guido” come se fosse una trattoria. La chiamo così perché Guido Affini è l’amico librario della Libreria Il Delfino di Pavia, che è il luogo dove entro per cercare tre libri che avevo in mente ed esco con dieci che non sapevo esistessero. Ossia è una vera libreria.
In viaggio porti con te libri di carta o eReader?
Carta in treno. eReader in metrò e in autobus. Non so perché, lo chiederò a uno psichiatra. O a un tranviere. Mai audiobook in auto: a casa mi piacciono, ma guidando mi fanno calare la palpebra.
Dove preferisci leggere?
Coricato in un prato di montagna in un bel pomeriggio di sole. Capite che purtroppo capita solo una volta all’anno, se va bene. A casa il posto preferito è il letto.
In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?
Libri bellissimi ma da non toccare neanche coi guanti. Libri bellissimi da rileggere. Libri così così o comprati doppi per sbaglio che magari presto o tardi regalo a qualcuno senza tanti pensieri. Libri con copertine bellissime e contenuto dimenticabile. Libri viceversa. Libri pop-up. Libri vecchi o antichi. Prime edizioni. Seconde edizioni però particolari. Seconde edizioni che fingono di essere prime. Libri della biblioteca dei deportati di Terezín. Libri internazionali su Terezín (non so più dove metterli). Libri sulla Shoah. Libri identici alle edizioni lette da Anne Frank nel suo rifugio. Libri stranieri su Anne Frank. Diario di Anne Frank nelle edizioni internazionali (l’ultimo arrivato è in lingua maori). Romanzi (divisi più per il colore che per l’editore, a formare con le coste una specie di arcobaleno). Saggi che rileggerei. Saggi che purtroppo ho letto. Libri autografati da amici. Libri autografati da autori bravi ma antipatici. Libri autografati e basta. Libri che non ricordavo d’aver comprato e che mi fanno risparmiare due soldi quando ho voglia di leggere qualcosa di nuovo. Libri di Andrea Valente. Libri per ragazzi (è la parte più grande) divisi per collane, tipi, editori. Fumetti. Fumetti che compravo negli anni Novanta. Fumetti bellissimi ma da non toccare neanche coi guanti (e si torna daccapo).
Casa editrice o autore straniero molto amato?
Geoff Dyer.
Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.
I fiori blu di Raymond Queneau.
C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?
Le Silence de la mer di Jean Bruller (che si firmava Vercors).
Un libro che hai regalato a una persona amata?
Tutti, ma proprio tutti, quelli di Marcela Serrano.
Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?
Tra i tanti, Auggie Wren di Paul Auster.
E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?
La botteguccia dell’antiquario Coriandoli dove entra Bastiano Baldassarre Bucci all’inizio della Storia infinita di Michael Ende.
Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?
Il ragazzo morto e le comete di Goffredo Parise.
Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?
Nella vita di uno scrittore non so quale capitolo s'intitoli Ed eccolo pubblicato! So solo che non è il primo. E neanche il secondo. E probabilmente nemmeno il terzo.
Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?
Ho un sito web che mi faccio con Wordpress. Sono su Facebook e su Instagram. Twitter lo avevo ma non si può star dietro a tutto. Ho un canale YouTube. Ho un podcast appena nato distribuito su iTunes, su Spotify e su altre piattaforme. Però uso i social da asocial: a pensarci, non ho mai condiviso nulla di veramente mio. I social sono i peggiori bar di Caracas del web: ci si entra, ci si prova, ci si prende una bottigliata in testa, si esce scornati, poi ci si ritorna, ci si riprova...
Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.
Fragile. Mi piace il carattere Frutiger, era stato creato da un designer svizzero negli anni sessanta.
Copertina rigida o brossura?
Chi non ama la crosticina delle lasagne? Copertina rigida.
Un tuo sogno?
Continuare a stupirmi.
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