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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Mario Baudino

Lei non sa chi sono io! Con Mario Baudino

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Mario Baudino: è giornalista per le pagine culturali della Stampa. Per Bompiani ha scritto Lo sguardo della farfalla, Lei non sa chi sono io, Il violino di Mussolini.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Un’amica della mamma, quando avevo tre o quattro anni. Non ricordo se per gioco o su esplicito incarico. Mi pare che sia stato comunque divertente.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

No, o almeno non ci pensavo proprio. L’incontro con la scrittura è arrivato durante il liceo. Fu una folgorazione: mi resi conto all’improvviso che era l’unica cosa che sapevo fare.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


L’ultimo? È un po’ complicato, anche perché ne tengo aperti tre o quattro insieme. Sto leggendo con qualche inquietudine Essere una macchina, di Mark O’Connell, dedicato ai “transumanisti”, quelli che vogliono vivere in eterno grazie alle diavolerie informatiche e in genere tecnologiche. Ho terminato qualche giorno fa una rilettura di È di lì che viene la luce di Emanuela Ersilia Abbadessa. Grande storia, scritta benissimo. Persino commovente. Uno fra i romanzi migliori della stagione. Da bambino credo che i primi libri davvero amati – e divorati – siano stati i romanzi di Salgari. Il primo dei quali sono quasi sicuro sia stato Le straordinarie avventure di Testa di Pietra. 

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Intanto scrivo per lavoro, da giornalista: mai al mattino – purtroppo – e sempre al computer. In genere prendo appunti a mano, salvo poi confondermi coi quadernetti e non ritrovarli se non dopo una breve serie di crisi isteriche. La sera è il momento ideale per la scrittura, diciamo così, creativa. Anche la notte, talvolta.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

Il Ponte sulla Dora, a Torino, dal mio vulcanico amico Rocco Pinto. Ma anche il Libraccio… come tutti, immagino.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Entrambi secondo il caso. Di preferenza il tablet, stipato di pdf.

Dove preferisci leggere?

Dovunque, non importa. Lieve preferenza per il leggere a letto, ma forse è una specie di metodo Stanislavskij, visto che vorrei dedicare, prima o poi, qualcosa di scritto proprio a questo tema.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Dopo infiniti tentativi ho deciso per l’ordine alfabetico (diviso per sezioni tra narrativa, saggistica e poesia); più qualche isola tematica che fluttua qui e là, a suo piacimento. Come cantava Guccini, l’isola non trovata.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Sono devotissimo alla trimurti Somerset Maugham, Evelyn Waugh e Muriel Spark.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

I detective selvaggi di Roberto Bolaño.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Non so se i libri cambino la vita, o se la vita cambi libri, cosa che mi accade talvolta di sperimentare. Comunque sì, Zazie dans le Métro, quand’ero molto più giovane. Mi ha insegnato qualcosa sull’invecchiare. E anche sulle puzze.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

A mille miglia da Kensington. La persona amata è diventata all’istante una divoratrice della Spark.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Sono incerto fra Don Chisciotte e il Casanova di Arthur Schnitzler. In entrambi i casi, con struggimento

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

L’isola che non c’è (per restare anche in tema di scaffali…). Forse ci sono già stato, ma tornarci da adulto sarebbe molto interessante. E poi credo di avere ancora un conto aperto con Capitan Uncino.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Oggi? Fenoglio, Il partigiano Johnny nella versione più ampia possibile, che comprenda anche Primavera di bellezza e I 23 giorni della città di Alba. Ma credo che qualche professore ci abbia già pensato. In alternativa, A che punto è la notte di Fruttero & Lucentini – penso che questo proprio non sia nei programmi.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

I consigli sono spesso inutili: leggere? Certo. Scrivere come se non ci fosse un domani? Anche, forse soprattutto. Non preoccuparsi – se non a cose fatte – della pubblicazione. Non pensare mai al successo. Se verrà, sarà comunque un caso: non necessariamente fortunato.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

No, perché mai? Sono un inesperto fruitore dei social, ma mi divertono molto – e talvolta mi fanno infuriare.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Mi piacerebbe essere ricordato come una persona non priva di una certa eleganza. Quanto al carattere di stampa, Baskerville. In omaggio al mastino.

Copertina rigida o brossura?

Brossura, non si discute

Un tuo sogno?

Come tutti sogno e ho molto sognato. Ma tendo a dimenticare. Prestissimo. Se la domanda ha putacaso un senso diverso, oppongo la tutela della privacy – e la scaramanzia: c’è la vecchia faccenda dei desideri che, quando si avverano, possono rivelarsi una brutta gatta da pelare…


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Mario Baudino