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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Massimiano Bucchi

Lei non sa chi sono io! Con Massimiano Bucchi

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Massimiano Bucchi, che ha risposto a un elenco di domande leggermente diverso dal solito, più incentrato sulla tecnologia che sulla letteratura. Professore ordinario di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento ed è stato visiting professor in Asia, Europa, Nord America e Oceania. Scrive per il Corriere della Sera e collabora con la trasmissione televisiva Superquark. Ha scritto una decina di libri, pubblicati in oltre venti paesi. Per Bompiani ha pubblicato Per un pugno di idee e Io e Tech.


Quali sono le prime tecnologie che ricordi di aver usato da bambino?

Un registratore a cassetta. Ricordo la soddisfazione quando scoprii finalmente che per registrare si dovevano premere due tasti contemporaneamente. E poi il fascino delle tecnologie nell’ufficio di mio padre, per me un giardino pieno di meraviglie esotiche: la fotocopiatrice, il telex, la macchina da scrivere su cui ho iniziato a scrivere.

A proposito, dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Alla mattina, al computer, sulla base di appunti scritti a mano su piccoli quaderni numerati e che a distanza di tempo talvolta fatico a decifrare (se non ho sottomano il quaderno e mi viene un’idea la registro a voce sul telefono. Scrivo quasi sempre ascoltando un album di Keith Jarrett o uno di David Sylvian.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

eReader. Ma come spiego ai miei studenti, il libro è stata un’invenzione rivoluzionaria e resta un’ottima tecnologia. Non ha bisogno di batterie, non richiede grande manutenzione, se cade non si rompe. Di solito per dimostrarlo faccio cadere un libro dalla cattedra (prometto di non farlo con questo nuovo libro Bompiani, perché la copertina e l’edizione sono molto eleganti).

Una tecnologia che ti rappresenta o che vorresti aver inventato tu.

Le tecnologie che riescono a entrare nel nostro piccolo armamentario quotidiano, quelle che portiamo sempre con noi, sono molto interessanti. Tra queste forse direi l’orologio da polso, un’innovazione che nasce agli inizi del Novecento in ambito aeronautico e militare. Fermarsi a estrarre l’orologio dal panciotto sotto il fuoco nemico poteva costare la vita, molto più sicuro ruotare il polso. Oggi molti ne fanno a meno usando lo smartphone, che però va estratto dalla tasca o dalla borsa per guardare l’ora.

C’è una tecnologia che ti ha salvato in un momento difficile o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Come per molti della mia generazione, direi il disco in vinile. Anche se oggi ascolto perlopiù CD, o musica in streaming.

Una tecnologia che hai regalato a una persona amata?

Orologi, occhiali, un tablet ai miei genitori.

Un grande innovatore da riscoprire?

Posso citarne due? Ignac Semmelweis: è grazie a lui e alla sua battaglia, fortemente osteggiata dai medici dell’epoca, se oggi ci laviamo le mani per ridurre il rischio di infezioni. L’altro è Richard detto Dick Fosbury, l’atleta che ha rivoluzionato il salto in alto, introducendo il salto dorsale e insegnandoci due cose fondamentali: che la grande innovazione non è necessariamente nuova tecnologia, e che a volte per guardare avanti bisogna andare un po’ indietro.

E quale tecnologia fantascientifica vorresti poter utilizzare?

A volte direi il teletrasporto. Ma se fosse davvero alla portata di tutti le conseguenze sarebbero devastanti anche per l’ambiente, i luoghi più belli sarebbero probabilmente sempre sovraffollati.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola per capire la tecnologia?

A parte Io e Tech? La narrativa offre numerosi spunti per riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia. Giusto per citare qualche autore: Asimov, Bradbury, Huxley, Volponi, Wells. Ma anche il cinema e la musica, alla fine del libro ho inserito due playlist.

Quale consiglio daresti per il nostro rapporto con la tecnologia?

Ricordarsi sempre che “Non c’è rosa tecnologica senza spine”.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Uso un po’ di tutto, perlopiù per le mie attività di lavoro. Su WhatsApp sono telegrafico, e non sopporto né i messaggi audio né chi scrive una parola alla volta in un messaggio dopo l’altro.

 


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Massimiano Bucchi