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— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Fausto Vitaliano

Lei non sa chi sono io! Con Fausto Vitaliano

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Fausto Vitaliano. Nato in Calabria, vive pressoché da sempre a Milano. È sceneggiatore per Disney e per lo studio Rainbow. Ha pubblicato storie a fumetti anche per Sergio Bonelli, Edizioni BD e l’editore francese BD Music. Ha lavorato per radio, tv e giornali, tradotto e scrtto libri, tra i quali, per Bompiani, La mezzaluna di sabbia.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Non ricordo esattamente. Avevo forse quattro anni, guardavo le figure dei fumetti e copiavo le lettere maiuscole senza sapere che cosa fossero. Assomigliavano a oggetti, animali. Per esempio, la A mi sembrava una tenda degli indiani, la M un ragno con tre zampe, la Y una fionda e via dicendo. Quando iniziai le elementari sapevo già leggere e scrivere, ma non ero l’unico nella mia classe.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

In realtà volevo diventare musicista. Usavo di nascosto la chitarra di mio fratello, che lui teneva sotto chiave in un armadio. Quando scoprì l’appropriazione indebita si arrabbiò moltissimo.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Ivanhoe di Walter Scott. Ce lo avevano dato da leggere a scuola, credo in quarta o quinta elementare. L’ultimo è Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, uno dei romanzi più belli letti negli ultimi tempi.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Scrivo solo nel mio studio e quasi esclusivamente su computer. Quando mi capita di prendere appunti a penna è perché il computer è spento. Lavoro tutto il giorno, con orari di ufficio a volte prolungati.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

La Libreria “Dietro l’Angolo”, di Francesca Domenichini. È ad Arese, dove vivo.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Libri di carta. Mi piace sentirne il peso nello zaino, e mi sembra che mi tengano più compagnia.

Dove preferisci leggere?

A casa. Fuori, faccio fatica a concentrarmi. Il mondo è sempre molto, troppo interessante. Mi distrae.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Il caos totale! Doppie, triple file sulle librerie. Impilati sul pavimento. Sparpagliati in bagno e cucina. Un disastro, davvero. E, tuttavia, se sto cercando uno specifico volume la memoria visiva mi aiuta quasi sempre a trovarlo.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Martin Amis, senza dubbio. È lo scrittore che avrei voluto essere. Ma per fortuna c’era già lui.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

Salvato-salvato, direi di no. Però ci sono diversi romanzi che mi hanno dato sollievo in determinate circostanze. Il tè nel deserto di Paul Bowles mi ha aiutato a superare un febbrone da cavallo. Il bar sotto il mare di Stefano Benni mi ha consolato da una pena d’amore. La 25ª ora di David Benioff mi ha fatto capire che i soldi vanno e vengono, quindi non era il caso di angosciarsi.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Mancarsi di Diego de Silva. A Valentina. Ai miei figli ho regalato Il giovane Holden (Riccardo) e Altri libertini (Nico).

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Jay Gatsby, l’uomo certo di essere in grado di ripetere il passato

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Non ho alcun dubbio: vorrei vivere a Sompazzo e fare le ferie sull’isola di Stranalandia.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Dipende un po’ dalla scuola. Alle elementari, direi Marcovaldo di Calvino. Per le medie, Tre uomini in barca di Jerome. Alle superiori, liceo o altro, bisogna cominciare a mirare alto, perciò direi La cognizione del dolore di Gadda.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Ne darei due. Uno teorico: Crea il tuo silenzio, abitalo e lì comincia a lavorare. Un consiglio pratico: Non chiedere mai un giudizio su quello che scrivi alle persone che ami. Non ti diranno mai la verità, e qualora lo facessero non ci crederai completamente (se diranno che quello che hai scritto gli è piaciuto) oppure ci rimarrai male (in caso contrario).

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Sono convinto che i social abbiano fatto, stiano facendo e faranno più male che bene al mondo. Ma la pagina Facebook ce l’ho anch’io e cerco di usarla meglio che posso. Anzitutto, evitando di litigare con gli sconosciuti.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Tenace. Garamond.

Copertina rigida o brossura?

Rigida per gli interni, brossura al parco.

Ci confidi un tuo sogno?

Volentieri. Divento invisibile.

 


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Fausto Vitaliano