Giunti Editore

— Parola all'autore

Lei non sa chi sono io! Con Davide Susanetti

Lei non sa chi sono io! Con Davide Susanetti

Lei non sa chi sono io! è un questionario semiserio per conoscere meglio i nostri autori. In questa puntata chiacchieriamo con Davide Susanetti: insegna Letteratura greca all’Università di Padova, occupandosi prevalentemente di tragedia greca, Platone, letteratura tardo antica, pensiero esoterico e simbolico. Per Bompiani ha scritto Luce delle muse. La sapienza greca e la magia della parola.


Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?

Proverò a rispondere a questa e alle altre domande, ma devo confessare che il titolo della rubrica, per quanto scherzoso, e i conseguenti quesiti sono alquanto distanti da ciò che sento e che scrivo. Non credo che sia molto interessante sapere chi sono io, quale siano le miei abitudini o altri dettagli del mio vissuto. La letteratura, la filosofia, l’arte, se hanno un senso e un valore, è precisamente quello di mandare in frantumi tutto quello con cui ordinariamente ci si identifica, quello che si scambia per pensiero (e tale non è), quella reattività irriflessa con cui si crede di esprimere se stessi, quando, invece, non si esprimono che grumi di trita e scontata psicologia. La consueta storia “papà, mamma, casa, scuola, pappa”… sì, certo, siamo anche questo, ne siamo per certi versi il prodotto, ma il gioco e la sfida è trovare quello che di noi ancora non sappiamo e vediamo. Lo sforzo deve essere quello di ampliare l’orizzonte e la profondità della coscienza al di là del piccolo io, al di là delle limitate e spesso contigenti identità che il quotidiano costringe a esibire. Ciò detto, docilmente, tenterò di rispondere. Mi ha insegnato a leggere a scrivere mia madre, una donna colta, intelligente e appassionata, che molto presto mi ha fatto conoscere e vedere l’essenziale dell’arte e della letteratura.

Volevi fare lo scrittore già da piccolo?

Ero semplicemente curioso del mondo, volevo conoscere e giocare con il mondo, con quella esultanza che i bambini hanno e che gli adulti dovrebbe ridestare in loro, se davvero vogliono vedere e essere.. Non ho mai pensato di fare lo scrittore, l’astronauta o il pompiere, se è questo che si intende. La scrittura è, al pari di altre pratiche, un semplice strumento per dar forma a un’esperienza, per fissare la stazione di un percorso, per lavorare se stessi così come si lavora una pietra. Per me è vitale scrivere, come per un'altra persona correre o suonare il pianoforte. Dipende dalle nature individuali e dalle condizioni di partenza. Non ho mai sopravvalutato l’importanza, in se stessa, dello scrivere, né tanto meno coltivato il mito della scrittura. L’unica cosa essenziale è mettersi in cammino per viaggio di conoscenza di sé e della realtà. Durante il viaggio, parole, racconti, antichi miti ci possono essere di aiuto, purché li trattiamo con il rispetto che si deve a una cosa sacra. Perché le parole e i miti hanno una loro potere e una loro sapienza, vorrei dire una loro efficace magia, se non ci si limita ad accostarli distrattamente e in modo barbaro.

Qual è il primo libro che ricordi di aver amato da bambino, e l’ultimo libro che hai letto? 


Le fiabe di Andersen, le ho sempre amate perché nelle favole c’è una sapienza tradizionale che nutre l’anima. Si pensa che siano cose per bambini, ma sono per tutti e per sempre. L’ultimo libro, l’altro giorno, il volume Risacralizzare il cosmo, di Ervin László, pensatore che sento molto vicino e di cui condivido le prospettive.

Dove scrivi, come scrivi (a mano o su un computer) e in quali momenti della giornata?

Non ha importanza particolare il luogo né il supporto, purché vi sia silenzio e solitudine. Preferisco scrivere alla mattina, alzandomi prima dell’alba. Ho sempre pensato che l’aurora sia il momento più intenso e perfetto della giornata.

Qual è la libreria che frequenti più spesso?

Non frequento abitualmente alcuna libreria. Per ovvie ragioni, sono poche le librerie che hanno conservato il sapore di un tempo: un luogo di incontro fra anime affini, uno spazio di scambio libero e generoso di pensieri. Mi vengono in mente, per ragioni diverse, Librati a Padova, la libreria Ibis di Bologna o l’Aseq a Roma.

In viaggio porti con te libri di carta o eReader?

Non esco mai di casa senza un libro e un quaderno. E non ho mai usato un eReader.

Dove preferisci leggere?

Non ho alcun posto preciso. Se sono a casa, alla scrivania o sul divano o a letto, poco importa. Amo molto anche legge all’aperto, sotto un albero o in riva al mare. In compenso, non sono mai riuscito a leggere alcunché in una biblioteca o in uno spazio universitario. Mi infastidisce la limitazione dello spazio e del movimento e quell'atmosfera vagamente impiegatizia di chi legge come se fosse un lavoro.

In che ordine tieni i libri sui tuoi scaffali?

Per affinità elettive, vicinanze tematiche, associazioni che mi accade di fare, fra opere o autori. Ma poi anche li cambio di posto, alcuni li avvicino, altri li allontano, per poi magari ripescarli a distanza di anni, a seconda dei pensieri e delle esperienze che mi attraversano. Mi sforzo di ricordare, a memoria, dove si trova ognuno, come se si trattasse di un palazzo mentale in cui, muovendosi di stanza in stanza, si incontrano persone amiche o si vogliono evitare soggetti spiacevoli.

Casa editrice o autore straniero molto amato?

Sono molti ovviamente gli autori stranieri che sono stati importanti per la mia crescita e il mio percorso. Se dovessi nominarne adesso un paio, che ho riletto di recente, direi Clarice Lispector e Pessoa. E poi non saprei esattamente che cosa voglia dire “straniero”: è una cosa che dipende dallo spazio, dal tempo? Nella valle del fare anima — per usare un’espressione di Keats — non c’è estraneità di nessun genere.

Un titolo che ti rappresenta o che vorresti aver scoperto tu.

Dato che è un questionario proustiano, diciamo Alla ricerca del tempo perduto.

C’è un libro che ti ha salvato in un momento difficile, o che ha cambiato il tuo percorso di vita?

C’è un libro che ho amato più di ogni altro, che ho letto nella prima adolescenza e da cui tutto, per me, è partito, perché sentivo di essere a casa e che lì c’era tutto l’essenziale per ciò che dovevo fare e dovevo essere: il Simposio di Platone.

Un libro che hai regalato a una persona amata?

Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes; l’ho regalato ripetutamente a persone che, anche se solo per poco istanti, mi avevano fatto vibrare.

Qual è il personaggio letterario che hai amato maggiormente?

Non è un personaggio letterario, è una figura centrale del mito antico: Dioniso. Ma sarebbe meglio dire che è un dio, perché gli dei sono sempre e per sempre.

E quale il luogo della letteratura – anche fantastico – che vorresti visitare?

Vorrei danzare con le Muse sull’Elicona, nella notte, alla luce della luna.

Quale libro secondo te si dovrebbe far leggere a scuola?

Sarebbe già un ottimo risultato che si leggesse e si conoscesse quanto i programmi ministeriali prevedevano un tempo. A cominciare dai classici della letterature antiche e della letteratura italiana, per poi estendere sempre più l’orizzonte al presente e ad altri confini geografici. Ma, ancora prima, sarebbe essenziale che la grammatica e il vocabolario — in tutta la sua ricchezza — fossero cosa nota.

Quale consiglio daresti a uno scrittore esordiente?

Di chiedersi se ha qualcosa da dire.

Facebook, Twitter, Instagram, o sei per il silenzio-social?

Uso solo Facebook, per veicolare iniziative culturali o, appunto, uscite di libri; in qualche caso, per raggiungere amici lontani in occasione di qualche ricorrenza. Mi astengo dalle esternazioni personali sul presente, perché il frastuono delle chiacchiere è già assordante e vacuo.

Un aggettivo per il tuo carattere e un carattere di stampa che ti piace.

Per il carattere di stampa direi Garamond. Per l’aggettivo relativo al mio carattere bisognerebbe chiedere a chi mi sta vicino da molto tempo, oppure consultare il mio amico astrologo Marco Pesatori, che sa tutto del mio tema natale.

Copertina rigida o brossura?

Dipende dal libro e dal rapporto che ho con esso.

Un tuo sogno?

Un sogno nel senso di un’esperienza onirica o come aspirazione che si vorrebbe realizzare? Nel primo caso, quello di volare al di sopra del mare mentre il sole sta sorgendo. Nel secondo, quello di entrare nella morte a occhi aperti, come diceva Marguerite Yourcenar, e di ricongiungermi al divino del cosmo.


Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla newsletter, non perderti il prossimo!

Davide Susanetti