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— Parola all'autore

Come nasce un mosaic novel: parliamo di "Cronache dalla polvere"

Come nasce un mosaic novel: parliamo di "Cronache dalla polvere"

Jadel Andreetto è il curatore di Cronache dalla polvere, il mosaic novel del collettivo di autori – raccolto sotto il nome di Zoya Barontini – che ha dato vita al racconto corale ambientato durante l’occupazione dei territori dell’Abissinia da parte delle truppe fasciste. Gli abbiamo chiesto di parlarci del progetto, dei due anni di scrittura che ha richiesto, di spiegarci cosa sia un mosaic novel e di come Cronache dalla polvere abbia visto la luce. Quelle che seguono sono le sue parole.


Il mio bisnonno aggiustava orologi. Gli avanzava sempre qualche pezzo e alla fine con tutta la ratatouille di ingranaggi, corone, molle, rocchetti e movimenti ne costruiva altri. Come facessero a funzionare i primi senza alcune parti è un mistero. Nel tempo, per rimanere in tema, ho scoperto che la domanda che si facevano tutti però riguardava i secondi. Come era possibile che quell’accozzaglia di minuteria sparsa segnasse l’ora? Personalmente non me lo sono mai chiesto, era ovvio che funzionassero. E poi chi è che fa una domanda del genere quando gli viene raccontata una storia così bella.

Chi si prende la briga di smontare la magia di un racconto solo per vedere se anch’esso, una volta fatto a pezzi e rimontato, funziona? Da anni smonto e rimonto le storie, ma non lo faccio per ripararle. Lo faccio perché mi piace assemblarne di nuove da pezzi sparsi. Lo faccio perché la narrazione perfetta, pulita e lucidata, brilla come pirite, l’oro degli sciocchi, mentre quella sbilenca, squilibrata, imperfetta e impermanente è meravigliosamente segnata dall’usura. È viva e arde come il fuoco attorno al quale ci raccontiamo le storie da millenni.

Siamo quello che siamo perché abbiamo sviluppato la capacità di immaginare, di trasmettere e rielaborare l’immaginazione. Le storie che ci raccontiamo sono sempre le stesse, eppure ogni volta che vengono condivise cambiano, si trasformano, ci portano verso direzioni inaspettate, ci aprono orizzonti sconosciuti, ci spalancano abissi e orridi.

Cronache dalla polvere nasce sull’orlo del baratro. Come tutte le narrazioni degne di questo nome. Non è una raccolta di racconti, non è un romanzo. È un ibrido fatto di pezzi diversi, proprio come l’orologio del bisnonno. Segna l’ora. Tra i suoi ingranaggi sbilenchi e imperfetti alberga uno scalpitante spirito del tempo. La formula del mosaic novel è nata dopo decenni di esperimenti di scrittura collaborativa sfociati in un delta di progetti editoriali e cantieri culturali anche molto diversi tra loro.

Due anni fa, quando Bompiani accettò la sfida, l’idea era ancora in piena incubazione: radunare una decina di scrittrici e scrittori di provenienza diversa, dare loro un’ambientazione comune, l’obbligo di passare da alcuni punti fissi come nello slalom (anche barando), la possibilità di mettere le mani sugli scritti degli altri mentre erano ancora in fieri e infine riscrivere e fare riscrivere tutto, mescolando personaggi, situazioni e carte in tavola. Un bel rischio. Una sfida che non tutti avrebbero accettato.

Ci vuole coraggio per lasciare che le proprie parole si trasformino in tessere di un mosaico a cui lavorano artigiani diversi. Cronache dalla polvere non è solo una storia collettiva perché scritta a più mani, ma lo è anche perché racconta una vicenda collettiva, la nostra. Mi è sembrato naturale fin dal principio andare a pescare il racconto che volevo proporre a chi ha partecipato al mosaic novel in acque profonde e torbide. C’è una storia che il nostro paese ha sempre fatto finta di ignorare, una delle tante che si scontra e manda in frantumi la “storiella” degli “italiani brava gente”. Una storia fatta di sangue, polvere e fantasmi. Non potevo fare altro che smontare e rimontare. La tentazione era troppo forte, la struttura stessa del romanzo a mosaico la richiamava, avevo bisogno di pezzi. Li ho cercati ovunque, li ho chiesti a chi scrive per ragazzi e a chi scrive noir, li ho chiesti a chi scrive avventura e a chi polizieschi, a chi storie personali e a chi fantascienza. Ho consigliato loro alcuni saggi da leggere, saggi storici sul cuore di tenebra del colonialismo italiano, una delle pagine più feroci e buie del nostro passato. C’è chi dopo averlo fatto mi ha confessato di esserne uscito a pezzi, sconvolto da quanto aveva scoperto.

Cronache dalla polvere non era più un innocuo “gioco letterario” per il piacere degli scrittori e dei lettori (pirite?) era diventato una questione di forze ctonie, di tensioni interiori e di specchi. Come cantava Faust’O: “Adesso fai paura, spaventati anche tu” I fantasmi di quel periodo aleggiano da sempre sulle nostre teste, non c’era altro da fare che evocarli. Per capire un po’ meglio il presente, bisogna fare i conti con il passato. Addentrarsi nelle pieghe del tempo, anche quando fa male, anche quando scopri che il cattivo della storia sei tu e che quello che hai fatto ricade inesorabile sull’oggi, è un atto di responsabilità. E per questo, oltre al romanzo in sé, ho chiesto a tutte e tutti di raccontare in appendice anche la storia delle loro famiglie. Cosa facevano i tuoi antenati nel 1937? Da che parte stavano? Non sarà un racconto a cambiare il mondo, ma la consapevolezza agisce sul pensiero, sulla parola e sulle azioni. Quando si tratta di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile, una storia può fare la differenza.

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Zoya Barontini