Nel suo prodigioso Danse Macabre, Stephen King non esita a definire l'orrore un'arte. L'orrore è “una danza, una ricerca continua, ritmica”, è un cuore rivelatore che batte dentro di noi. La pagina scritta si fa quindi spazio sicuro, controllato, in cui confrontarci con paure che temiamo e allo stesso tempo ci affascinano.
Per questo se guardiamo all'orrore non solo come a un genere ma piuttosto come a una tensione, a un confronto con mostri più o meno reali, oltre ai primi titoli dello stesso King (Carrie, Shining, L'ombra dello scorpione e A volte ritornano), il catalogo Bompiani offre alcuni libri imperdibili, come le opere di Robert Bloch, autore del romanzo che ha ispirato uno dei film più celebri di Alfred Hitchcock, Psycho.
Tra gli autori italiani Loredana Lipperini è voce splendida e consapevole di come “l'autore di horror non è altro che un agente dello status quo”: sia nei racconti di Magia nera sia nel nuovissimo La notte si avvicina ci fa entrare in case che potrebbero essere la nostra, ci fa conoscere persone che potremmo incontrare ogni giorno, e leva loro la maschera.
Ultimo ma non ultimo, anzi, sempre nuovo, c'è un nutrito gruppo di classici in cui l'orrore è espediente narrativo, una sonda verso l'intimo dei personaggi, ed ha raggiunto un livello stilistico tale da garantire a questi libri una vita lunga e prospera in librerie, scuole e case: dal Golem di Gustav Meyrink al Monaco di M.G. Lewis (magari rivisto da un altro “genio del male” quale Antonin Artaud), senza dimenticare il gotico ironico di Northanger Abbey di Jane Austen o quello romantico delle due Brontë in Cime tempestose o Jane Eyre, fino ad arrivare al Ritratto di Dorian Gray di Wilde e al Giro di vite di James, dove i fantasmi si confondono con i primi dubbi contemporanei sulla veridicità del punto di vista.