Eretico controvoglia
Discepolo di Andrea Caffi, amico di Moravia, di Hannah Arendt,
di Camus e di Malraux, con cui combatté in Spagna, Nicola
Chiaromonte fu nel secolo scorso uno degli intellettuali italiani
più apprezzati all’estero. Ripercorrendone la movimentata
biografia dalla Guerra civile spagnola alla fuga a Casablanca fino
al lungo esilio tra Francia, Italia e Stati Uniti – dove divenne
un punto di riferimento per gli intellettuali americani che volevano
creare una sinistra antistalinista – Filippo La Porta ricostruisce
il profilo di un umanista malinconico e solo apparentemente
inattuale. Pensatore libertario dalle profonde convinzioni
antifasciste in un’epoca di totalitarismi, fu un critico radicale
di ogni ideologismo e di ogni forma di negazione della libertà
individuale. La sua ostinata lucidità ebbe contro tutte le mode
e le correnti del pensiero dominante: la totale subalternità
ai consumi e alla civiltà industriale, il culto degli idoli sociali
(denaro, potere, fama), l’“egomania”, l’ammirazione per la forza
e il potere, l’adesione al fatto compiuto. “Immenso saggista e uomo
del Sud, cavaliere della Verità e intellettuale laico con il senso
del sacro”, Chiaromonte oggi continua a interrogarci sulla
modernità italiana in nome della sua segreta utopia della “festa”:
uno spazio della vita in cui è contenuto tutto ciò che è gratuito
e non immediatamente utile.
Discepolo di Andrea Caffi, amico di Moravia, di Hannah Arendt,
di Camus e di Malraux, con cui combatté in Spagna, Nicola
Chiaromonte fu nel secolo scorso uno degli intellettuali italiani
più apprezzati all’estero. Ripercorrendone la movimentata
biografia dalla Guerra civile spagnola alla fuga a Casablanca fino
al lungo esilio tra Francia, Italia e Stati Uniti – dove divenne
un punto di riferimento per gli intellettuali americani che volevano
creare una sinistra antistalinista – Filippo La Porta ricostruisce
il profilo di un umanista malinconico e solo apparentemente
inattuale. Pensatore libertario dalle profonde convinzioni
antifasciste in un’epoca di totalitarismi, fu un critico radicale
di ogni ideologismo e di ogni forma di negazione della libertà
individuale. La sua ostinata lucidità ebbe contro tutte le mode
e le correnti del pensiero dominante: la totale subalternità
ai consumi e alla civiltà industriale, il culto degli idoli sociali
(denaro, potere, fama), l’“egomania”, l’ammirazione per la forza
e il potere, l’adesione al fatto compiuto. “Immenso saggista e uomo
del Sud, cavaliere della Verità e intellettuale laico con il senso
del sacro”, Chiaromonte oggi continua a interrogarci sulla
modernità italiana in nome della sua segreta utopia della “festa”:
uno spazio della vita in cui è contenuto tutto ciò che è gratuito
e non immediatamente utile.