Ritorno in Lettonia
A settant’anni, dopo sessanta trascorsi in Italia, Marina Jarre
torna nella natia Lettonia, la magica terra dell’infanzia
e del ricordo, ma forse non della memoria: perché anche
in essa del padre lontano e della sua tragica fine nell’autunno
del 1941, insieme agli altri ebrei del ghetto di Riga, sono
rimaste pochissime tracce. Tornare significa dunque
intraprendere un viaggio verso tutto ciò che non è stato,
ripercorrendo a ritroso gli ultimi passi di un’intera comunità
e i propri, quelli di una bambina mezza italiana, mezza ebrea,
che parlava tedesco e si considerava lettone. E forse ritrovare
un’ombra dello splendido intreccio di storie e sangue diversi
che era una delle grandi ricchezze d’Europa e che la seconda
guerra mondiale spazzò via per sempre.
A settant’anni, dopo sessanta trascorsi in Italia, Marina Jarre
torna nella natia Lettonia, la magica terra dell’infanzia
e del ricordo, ma forse non della memoria: perché anche
in essa del padre lontano e della sua tragica fine nell’autunno
del 1941, insieme agli altri ebrei del ghetto di Riga, sono
rimaste pochissime tracce. Tornare significa dunque
intraprendere un viaggio verso tutto ciò che non è stato,
ripercorrendo a ritroso gli ultimi passi di un’intera comunità
e i propri, quelli di una bambina mezza italiana, mezza ebrea,
che parlava tedesco e si considerava lettone. E forse ritrovare
un’ombra dello splendido intreccio di storie e sangue diversi
che era una delle grandi ricchezze d’Europa e che la seconda
guerra mondiale spazzò via per sempre.