L'altra metà di Parigi
Quando si pensa a Parigi, si pensa sempre alla Rive Gauche
e alla bohème di Montparnasse. Tra il 1919 e il 1939, però, il
centro artistico, letterario e mondano della Ville Lumière era
la dimenticata Rive Droite: lì c’erano il Palais Royal
e il Louvre, l’Opéra e la Bibliothèque Nationale, i grandi
boulevard con i loro lussuosi caffè, gli Champs-Élysées con
i ritrovi, i teatri e i cinematografi, il Faubourg Saint-Honoré,
i grandi alberghi e i negozi alla moda, i quartieri dell’alta
borghesia dove si svolgeva la vita mondana, le periferie
e Montmartre. Lì vivevano révolté come André Breton
e Céline, esuli e diseredati come Marina Cvetaeva e Henry
Miller, ma anche altoborghesi come Proust e Gide, viveur
come Francis Scott Fitzgerald e Jean Cocteau. Su una cosa
sola tutti gli artisti, poveri o ricchi, erano d’accordo: si poteva
vivere soltanto a Parigi.
Quando si pensa a Parigi, si pensa sempre alla Rive Gauche
e alla bohème di Montparnasse. Tra il 1919 e il 1939, però, il
centro artistico, letterario e mondano della Ville Lumière era
la dimenticata Rive Droite: lì c’erano il Palais Royal
e il Louvre, l’Opéra e la Bibliothèque Nationale, i grandi
boulevard con i loro lussuosi caffè, gli Champs-Élysées con
i ritrovi, i teatri e i cinematografi, il Faubourg Saint-Honoré,
i grandi alberghi e i negozi alla moda, i quartieri dell’alta
borghesia dove si svolgeva la vita mondana, le periferie
e Montmartre. Lì vivevano révolté come André Breton
e Céline, esuli e diseredati come Marina Cvetaeva e Henry
Miller, ma anche altoborghesi come Proust e Gide, viveur
come Francis Scott Fitzgerald e Jean Cocteau. Su una cosa
sola tutti gli artisti, poveri o ricchi, erano d’accordo: si poteva
vivere soltanto a Parigi.