La vita
Alcune sue teorie furono confutate solo nel
Settecento, altre ancora dopo. La biologia di
Aristotele (Stagira 383/4 a.C. - Calcide 322 a.C.)
è studio scientifico di tutti i viventi, espressa
attraverso trattati e trattatelli costituiti da appunti,
dispense, opere interne alle aule del Liceo, non di
prima mano del maestro. D’altra parte in tale veste
ci sono giunte quasi tutte le opere aristoteliche,
ben poco abbiamo di quelle rifinite, lineari, rivolte
al pubblico esterno alla scuola. Dai trattati sui viventi
dobbiamo aspettarci dunque un linguaggio a tratti
aspro, ripetitivo, non sempre coerente, che molto
fa rimpiangere l’assenza della voce di Aristotele
che glossava, aggiungeva, spiegava. Siamo inoltre
di fronte a due enormi novità: prima, non esisteva
una scienza dei viventi, inoltre prima di Aristotele
nessuna scienza era espressa in testi che non
mescolassero diverse discipline, senza escludere
la teologia e il sacro. Qui invece troviamo
le ''Ricerche sugli animali'', che descrivono quasi
seicento specie diverse di animali direttamente
osservati, classificati nelle ''Parti degli animali'' con
la distinzione fondamentale tra ovipari e vivipari,
nonché per esempio l’attribuzione di balene e
delfini ai mammiferi, per il loro respirare tramite
polmoni e non tramite branchie. La ''Riproduzione
degli animali'' descrive la riproduzione sessuale,
intesa come l’infusione attiva della forma da parte
del maschio nella materialità della femmina. A brevi
opere sulla percezione, la memoria, il sonno, i sogni,
la lunghezza della vita e la respirazione segue
il trattatello sul Moto degli animali, movimento
che viene ricondotto alla forza di un assoluto primo
immobile, necessario a ogni forma di mobilità.
Alcune sue teorie furono confutate solo nel
Settecento, altre ancora dopo. La biologia di
Aristotele (Stagira 383/4 a.C. - Calcide 322 a.C.)
è studio scientifico di tutti i viventi, espressa
attraverso trattati e trattatelli costituiti da appunti,
dispense, opere interne alle aule del Liceo, non di
prima mano del maestro. D’altra parte in tale veste
ci sono giunte quasi tutte le opere aristoteliche,
ben poco abbiamo di quelle rifinite, lineari, rivolte
al pubblico esterno alla scuola. Dai trattati sui viventi
dobbiamo aspettarci dunque un linguaggio a tratti
aspro, ripetitivo, non sempre coerente, che molto
fa rimpiangere l’assenza della voce di Aristotele
che glossava, aggiungeva, spiegava. Siamo inoltre
di fronte a due enormi novità: prima, non esisteva
una scienza dei viventi, inoltre prima di Aristotele
nessuna scienza era espressa in testi che non
mescolassero diverse discipline, senza escludere
la teologia e il sacro. Qui invece troviamo
le ''Ricerche sugli animali'', che descrivono quasi
seicento specie diverse di animali direttamente
osservati, classificati nelle ''Parti degli animali'' con
la distinzione fondamentale tra ovipari e vivipari,
nonché per esempio l’attribuzione di balene e
delfini ai mammiferi, per il loro respirare tramite
polmoni e non tramite branchie. La ''Riproduzione
degli animali'' descrive la riproduzione sessuale,
intesa come l’infusione attiva della forma da parte
del maschio nella materialità della femmina. A brevi
opere sulla percezione, la memoria, il sonno, i sogni,
la lunghezza della vita e la respirazione segue
il trattatello sul Moto degli animali, movimento
che viene ricondotto alla forza di un assoluto primo
immobile, necessario a ogni forma di mobilità.