Essi pensano ad altro
Bologna, anni trenta del novecento: un uomo e un ragazzo stabiliscono un'intensa amicizia. Riccardo è arrivato dalla provincia per studiare all'università e Alberto è un amico di suo padre che si è reso disponibile a ospitarlo. I due scoprono un'affinità inattesa nel senso di estraneità che li separa dal mondo circostante, pur interagendo con alcuni personaggi, tutti piuttosto particolari: tra gli altri, due saltimbanchi loro vicini di casa, un maestro di violino dedito all'alcol oltre che alla musica e una cartolaia ''dalle dita sporche di inchiostro''.
Attraverso la lente deformante di una visionarietà fantastica e un po' stralunata in ''Essi pensano ad altro'', scritto tra la fine degli anni trenta e i primi anni quaranta ma pubblicato postumo soltanto nel 1976, Silvio D'Arzo racconta una vicenda che, sotto la lettera di quanto esplicitamente narrato, a un'attenta lettura svela complesse valenze simboliche.
Bologna, anni trenta del novecento: un uomo e un ragazzo stabiliscono un'intensa amicizia. Riccardo è arrivato dalla provincia per studiare all'università e Alberto è un amico di suo padre che si è reso disponibile a ospitarlo. I due scoprono un'affinità inattesa nel senso di estraneità che li separa dal mondo circostante, pur interagendo con alcuni personaggi, tutti piuttosto particolari: tra gli altri, due saltimbanchi loro vicini di casa, un maestro di violino dedito all'alcol oltre che alla musica e una cartolaia ''dalle dita sporche di inchiostro''.
Attraverso la lente deformante di una visionarietà fantastica e un po' stralunata in ''Essi pensano ad altro'', scritto tra la fine degli anni trenta e i primi anni quaranta ma pubblicato postumo soltanto nel 1976, Silvio D'Arzo racconta una vicenda che, sotto la lettera di quanto esplicitamente narrato, a un'attenta lettura svela complesse valenze simboliche.