Diario dell'assenza
“Sono già cinque giorni che non sfioro il tuo sesso circonciso.
Non so dire se mi manca, credo di no.” Così, entrando subito
nel cuore della narrazione, comincia questo romanzo. È il diario
di una giovane donna che da un’estate all’altra confida alla
pagina scritta il suo disagio esistenziale. Prigioniera in una Roma
soffocante che le rimanda la luce ogni volta diversa dei Fori,
la protagonista compie i riti della quotidianità: passeggia per le
strade, mangia yogurt, formaggio bianco e noci, beve champagne
o tè, ma soprattutto esplora con la furia dell’insoddisfazione
i territori del sesso. Forse non le sanno dare ciò che lei cerca.
O forse, quello di cui lei ha bisogno trascende l’umano?
Di sicuro “la volgarità invade le strade”. Un romanzo che
trascina il lettore in un vortice, sotto l’incalzare di una sessualità
che rompe ogni argine e diventa quasi una forma di misticismo.
Carmen Llera descrive proprio attraverso la lente deformante
della pulsione erotica il “ripetersi uguale dei giorni”, compone
il rosario profano delle carezze, dei gemiti, delle esplosioni
del piacere, e lascia emergere quel sottile senso di estraneità
e inadeguatezza in cui consiste la profonda malia di questo
piccolo, sofferto libro.
“Sono già cinque giorni che non sfioro il tuo sesso circonciso.
Non so dire se mi manca, credo di no.” Così, entrando subito
nel cuore della narrazione, comincia questo romanzo. È il diario
di una giovane donna che da un’estate all’altra confida alla
pagina scritta il suo disagio esistenziale. Prigioniera in una Roma
soffocante che le rimanda la luce ogni volta diversa dei Fori,
la protagonista compie i riti della quotidianità: passeggia per le
strade, mangia yogurt, formaggio bianco e noci, beve champagne
o tè, ma soprattutto esplora con la furia dell’insoddisfazione
i territori del sesso. Forse non le sanno dare ciò che lei cerca.
O forse, quello di cui lei ha bisogno trascende l’umano?
Di sicuro “la volgarità invade le strade”. Un romanzo che
trascina il lettore in un vortice, sotto l’incalzare di una sessualità
che rompe ogni argine e diventa quasi una forma di misticismo.
Carmen Llera descrive proprio attraverso la lente deformante
della pulsione erotica il “ripetersi uguale dei giorni”, compone
il rosario profano delle carezze, dei gemiti, delle esplosioni
del piacere, e lascia emergere quel sottile senso di estraneità
e inadeguatezza in cui consiste la profonda malia di questo
piccolo, sofferto libro.