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— Parola all'autore

I falsi miti dell'amore

I falsi miti dell'amore

Siamo soliti considerare l’amore come qualcosa di irrazionale e indomabile, ed è forse questo a confonderci: sembra prescindere dal nostro controllo, ma anche da quello della società, che invece dà grande importanza alla disciplina. Ma l’amore non è solo un sentimento, è un’azione. Lo sosteneva anche Erich Fromm nel suo classico "L’arte di amare": siamo abituati a pensare che l’amore sia qualcosa che si possiede e non che si dà.

Cerchiamo quindi di essere amabili, di farci amare, anziché concentrarci su ciò che noi facciamo per amare il prossimo. La nostra società incoraggia questo tipo di mentalità, deplorando la solitudine e colpevolizzandoci se non siamo degni di essere amati. Invece di incoraggiarci a riflettere su quanto possiamo fare per cercare una compagna o un compagno, punta il dito contro le nostre caratteristiche, il nostro aspetto o il nostro stile di vita.

Secondo la cultura dominante dovremmo cambiare per diventare degni di attenzione, e quindi di amore. Va da sé che sono le categorie marginalizzate a soffrire di più di questo pregiudizio. Al contempo, però, si tace sulla nostra disponibilità ad amare, come se il rapporto amoroso fosse unilaterale. Una convinzione che ci affligge enormemente, perché ci fa sentire succubi di qualcosa che non dipende dalla nostra volontà, rendendoci impotenti.

Con queste parole Jennifer Guerra ci invita a riflettere sull'idea che abbiamo dell'amore, e sulle convinzioni intorno a questo sentimento che crediamo solide, o condivise dalla maggior parte delle persone. Con l'aiuto dell'autrice proviamo a metterne in discussione alcune.


1. In amore vince chi fugge

Amare qualcuno significa assumersi una responsabilità nei suoi confronti. Fuggire, scomparire dalla vita di una persona, fare ghosting, nasconde invece la volontà di sottrarsene, anteponendo i nostri bisogni a quelli altrui. Se l’ideologia dominante dell’amore ci spinge ad accumulare più esperienze e legami possibili, restare, anche solo per avere l’accortezza di chiudere una relazione senza devastare la vita degli altri, è un atto rivoluzionario.

2. Amore e gelosia nascono in compagnia

Letteratura, film e canzoni ci hanno insegnato che la persona che amiamo è “soltanto nostra”. La gelosia diventa così un sentimento da incoraggiare, specialmente quando è un uomo a esercitarla nei confronti di una donna. Ma le persone non sono una nostra proprietà: anche in una relazione, mantengono la loro indipendenza e autonomia.

3. L’amore è cieco

Amare, ci insegna la teorica femminista bell hooks, non è soltanto un sentimento, ma anche un’azione. In amore non possiamo prenderci il lusso di andare alla cieca, ma è fondamentale tenere gli occhi ben aperti. Non perché l’aspetto esteriore delle persone sia così importante, ma perché soltanto vigilando bene sulla realtà che ci circonda avremo la consapevolezza necessaria per affrontare l’amore.

4. Al cuor non si comanda

Gli antichi credevano che la sede dell’amore non fosse il cuore, ma il cervello. Se da un lato è vero che i sentimenti non possono essere governati dalla razionalità, è altrettanto vero che le nostre scelte possono esserlo. Mettendoci nella prospettiva che le nostre decisioni in amore non riguardano soltanto noi, ma anche qualcun altro, possiamo imparare ad ampliare il nostro sguardo sul mondo. Come dice Badiou, l’amore non ci eleva né ci degrada, ma ci sposta.

5. Occhio non vede cuore non duole

L’individualismo che la nostra società incoraggia non trova spazio nella pratica dell’amore. Eppure, per molte persone non c’è niente di male a mentire per nascondere le proprie mancanze, temendo di causare inutili sofferenze. È un’idea problematica: da un lato ci fa credere che in una relazione conti solo il nostro benessere, dall’altro ci convince che l’amore sia qualcosa di incontrollabile e così non siamo disposti ad accettare le conseguenze negative che le nostre azioni hanno sugli altri.

Jennifer Guerra