Marie e il signor Mahler
Il 12 settembre 1910, alla Neue Musik-Festhalle di Monaco, Gustav Mahler dirige
la prima esecuzione della sua Ottava Sinfonia,
interpretata da un organico di quasi mille
elementi. In platea, un pubblico d’eccezione:
da Henry Ford a Thomas Mann fino
alla bellissima Alma, moglie del compositore.
Meno di un anno dopo, in maggio, Mahler
si spegne a Vienna. Ha solo cinquant’anni.
Nelle stesse ore, mentre la primavera scioglie
le nevi sui prati del Tirolo, una ragazza segue
i suoi ultimi istanti attraverso la stampa,
commossa eppure consapevole che per Gustav
giunge finalmente la pace. Lei è Marie, nipote
quindicenne dei proprietari del maso dove
Mahler ha trascorso le ultime tre estati, incaricata
di accudirlo quando il Maestro ha disdegnato
le undici stanze della casa e scelto per sé
la più bizzarra delle sistemazioni: una capanna
in mezzo al bosco, lontano da tutto. Piano
piano, nel silenzio, il candore della fanciulla
e il tormento del musicista hanno dato vita
a un dialogo capace di rivelarli a se stessi.
“Io credo nel bene, non nel male; però non
riesco più a credere nella sua vittoria,
e soprattutto non riesco a credere nell’ordine.
Forse per questo non ho mai voluto scrivere
una vera sinfonia, ma il rimpianto di quella
forma, che sentivo così prossima al tramonto”
dice il Maestro. E Marie, che di musica non sa
nulla, può mostrargli però tutti i colori
della foresta al crepuscolo. Una figura immensa
e piena di ombre, quella di Mahler, che Paola
Capriolo delinea per noi con mano lieve
e luminosa, lungo pagine rivelatrici che sono
un apologo sull’amicizia tra generazioni,
sulla possibilità di incontrarsi e rinascere
se ci si ascolta davvero.
Il 12 settembre 1910, alla Neue Musik-Festhalle di Monaco, Gustav Mahler dirige
la prima esecuzione della sua Ottava Sinfonia,
interpretata da un organico di quasi mille
elementi. In platea, un pubblico d’eccezione:
da Henry Ford a Thomas Mann fino
alla bellissima Alma, moglie del compositore.
Meno di un anno dopo, in maggio, Mahler
si spegne a Vienna. Ha solo cinquant’anni.
Nelle stesse ore, mentre la primavera scioglie
le nevi sui prati del Tirolo, una ragazza segue
i suoi ultimi istanti attraverso la stampa,
commossa eppure consapevole che per Gustav
giunge finalmente la pace. Lei è Marie, nipote
quindicenne dei proprietari del maso dove
Mahler ha trascorso le ultime tre estati, incaricata
di accudirlo quando il Maestro ha disdegnato
le undici stanze della casa e scelto per sé
la più bizzarra delle sistemazioni: una capanna
in mezzo al bosco, lontano da tutto. Piano
piano, nel silenzio, il candore della fanciulla
e il tormento del musicista hanno dato vita
a un dialogo capace di rivelarli a se stessi.
“Io credo nel bene, non nel male; però non
riesco più a credere nella sua vittoria,
e soprattutto non riesco a credere nell’ordine.
Forse per questo non ho mai voluto scrivere
una vera sinfonia, ma il rimpianto di quella
forma, che sentivo così prossima al tramonto”
dice il Maestro. E Marie, che di musica non sa
nulla, può mostrargli però tutti i colori
della foresta al crepuscolo. Una figura immensa
e piena di ombre, quella di Mahler, che Paola
Capriolo delinea per noi con mano lieve
e luminosa, lungo pagine rivelatrici che sono
un apologo sull’amicizia tra generazioni,
sulla possibilità di incontrarsi e rinascere
se ci si ascolta davvero.