Un romanzo messicano
Silvia Melis, Giuseppe Soffiantini, Farouk Kassam.
Quando si parla di rapimenti questi sono alcuni
dei nomi che vengono in mente: donne, uomini
e bambini vittime di persone senza scrupoli
che li hanno strappati dalle loro vite, chi per pochi
giorni, chi per anni.
In Messico è successo e succede ancora lo stesso:
insieme al traffico di droga, i rapimenti sono una
risorsa economica importante per la criminalità,
e un vero e proprio fronte di guerra interno per
polizia e autorità governative, disposte a tutto pur
di riuscire a dimostrare il loro potere.
I fatti raccontati da Jorge Volpi rientrano in questo
quadro. È l’8 dicembre 2005: la polizia federale
fa un’incursione nella tenuta Las Chinitas e arresta
Israel Villarta e Florence Cassez. Grande dispiego
di mezzi e telecamere delle reti nazionali più
importanti per documentare la cattura di due
criminali a capo di una banda che si è macchiata
di gravi crimini. Quando entrano in scena gli
avvocati difensori dei due però ecco emergere
procedure irregolari e torture al fine di ottenere
la confessione: il tutto celato all’opinione pubblica.
Perché il caso Villarta – Cassez è stato uno dei più
grandi casi di insabbiamento perpetrati dalla polizia
messicana, uno scandalo dagli echi internazionali.
“Rompendo tutte le convenzioni del genere, l’autore
mette faccia a faccia il lettore e la realtà, senza
intermediari. In questa storia il narratore è solo
l’occhio che osserva i fatti e li mette in ordine.
Il suo sguardo è la domanda a cui non ci sono
risposte: resta solo la perplessità del reale.”
Queste sono le motivazioni della giuria del Premio
Alfaguara, assegnato a Un romanzo messicano nel
2018, ma sono anche le sensazioni che restano al
lettore: dubbi, molti, su che cosa è vero e che cosa
no, su chi è degno di fiducia e chi no quando anche
chi è dalla parte della legge scende a compromessi.
Silvia Melis, Giuseppe Soffiantini, Farouk Kassam.
Quando si parla di rapimenti questi sono alcuni
dei nomi che vengono in mente: donne, uomini
e bambini vittime di persone senza scrupoli
che li hanno strappati dalle loro vite, chi per pochi
giorni, chi per anni.
In Messico è successo e succede ancora lo stesso:
insieme al traffico di droga, i rapimenti sono una
risorsa economica importante per la criminalità,
e un vero e proprio fronte di guerra interno per
polizia e autorità governative, disposte a tutto pur
di riuscire a dimostrare il loro potere.
I fatti raccontati da Jorge Volpi rientrano in questo
quadro. È l’8 dicembre 2005: la polizia federale
fa un’incursione nella tenuta Las Chinitas e arresta
Israel Villarta e Florence Cassez. Grande dispiego
di mezzi e telecamere delle reti nazionali più
importanti per documentare la cattura di due
criminali a capo di una banda che si è macchiata
di gravi crimini. Quando entrano in scena gli
avvocati difensori dei due però ecco emergere
procedure irregolari e torture al fine di ottenere
la confessione: il tutto celato all’opinione pubblica.
Perché il caso Villarta – Cassez è stato uno dei più
grandi casi di insabbiamento perpetrati dalla polizia
messicana, uno scandalo dagli echi internazionali.
“Rompendo tutte le convenzioni del genere, l’autore
mette faccia a faccia il lettore e la realtà, senza
intermediari. In questa storia il narratore è solo
l’occhio che osserva i fatti e li mette in ordine.
Il suo sguardo è la domanda a cui non ci sono
risposte: resta solo la perplessità del reale.”
Queste sono le motivazioni della giuria del Premio
Alfaguara, assegnato a Un romanzo messicano nel
2018, ma sono anche le sensazioni che restano al
lettore: dubbi, molti, su che cosa è vero e che cosa
no, su chi è degno di fiducia e chi no quando anche
chi è dalla parte della legge scende a compromessi.