Piombo e latte
Nella notte del 17 agosto 1978 il giovane Dirk
Hamer viene colpito da un proiettile mentre
dorme su una barca in rada presso l’isola di
Cavallo, in Corsica, dove è in vacanza con
la sorella Birgit. Nei giorni di degenza che
lo attendono il ragazzo chiede spesso da bere
del latte, che i genitori gli offrono di nascosto,
contro il parere dei medici. Nessuno può ancora
immaginare che il piombo – quello delle armi da
fuoco, quello delle tipografie – e il latte, alimento
materno e antidoto al veleno, saranno i simboli
potenti di una vicenda che ci riguarda tutti.
Questo romanzo racconta la storia del delitto
e il calvario di Dirk, durato più di cento giorni.
Quella del processo contro il presunto colpevole,
il principe Vittorio Emanuele di Savoia. Quella
del dottor Hamer, padre di Dirk, che in seguito
alla perdita del figlio e della moglie dà impulso
alla “Nuova medicina germanica”, opponendosi
alle terapie farmacologiche per mettere al centro
della cura i traumi psichici che considera
l’origine di ogni malattia. Quella di coloro che
nel suo metodo, secondo cui la malattia è
sintomo di un dolore più antico, hanno trovato
aiuto; ma anche di coloro che ne sono diventati
vittime. Quella di Birgit Hamer, che non si è
mai arresa all’ingiustizia. Quella dello stesso
autore, che partendo dall’isola di Cavallo osa
affrontare le onde della vita e – con la tenacia
del cronista, la pietas del figlio e dell’amico –
cerca il bandolo di una matassa che affonda
nelle nostre più profonde paure, nelle nostre più
irragionevoli speranze.
Piombo e latte appartiene a quello che Javier
Cercas definisce il genere letterario delle
domande. E così, dal bordo a noi più vicino
di un buco nero nel quale dobbiamo avere
il coraggio di rivolgere lo sguardo, ci interpella:
come può una vittima farsi carnefice? Perché
ci ammaliamo? L’anima si può curare?
Nella notte del 17 agosto 1978 il giovane Dirk
Hamer viene colpito da un proiettile mentre
dorme su una barca in rada presso l’isola di
Cavallo, in Corsica, dove è in vacanza con
la sorella Birgit. Nei giorni di degenza che
lo attendono il ragazzo chiede spesso da bere
del latte, che i genitori gli offrono di nascosto,
contro il parere dei medici. Nessuno può ancora
immaginare che il piombo – quello delle armi da
fuoco, quello delle tipografie – e il latte, alimento
materno e antidoto al veleno, saranno i simboli
potenti di una vicenda che ci riguarda tutti.
Questo romanzo racconta la storia del delitto
e il calvario di Dirk, durato più di cento giorni.
Quella del processo contro il presunto colpevole,
il principe Vittorio Emanuele di Savoia. Quella
del dottor Hamer, padre di Dirk, che in seguito
alla perdita del figlio e della moglie dà impulso
alla “Nuova medicina germanica”, opponendosi
alle terapie farmacologiche per mettere al centro
della cura i traumi psichici che considera
l’origine di ogni malattia. Quella di coloro che
nel suo metodo, secondo cui la malattia è
sintomo di un dolore più antico, hanno trovato
aiuto; ma anche di coloro che ne sono diventati
vittime. Quella di Birgit Hamer, che non si è
mai arresa all’ingiustizia. Quella dello stesso
autore, che partendo dall’isola di Cavallo osa
affrontare le onde della vita e – con la tenacia
del cronista, la pietas del figlio e dell’amico –
cerca il bandolo di una matassa che affonda
nelle nostre più profonde paure, nelle nostre più
irragionevoli speranze.
Piombo e latte appartiene a quello che Javier
Cercas definisce il genere letterario delle
domande. E così, dal bordo a noi più vicino
di un buco nero nel quale dobbiamo avere
il coraggio di rivolgere lo sguardo, ci interpella:
come può una vittima farsi carnefice? Perché
ci ammaliamo? L’anima si può curare?