Non so la notte
Questa storia comincia con una corsa – una
telefonata nel cuore della notte, una donna che guida
nel buio – e poi si trasforma in un viaggio destinato
invece a svolgersi tutto tra le pareti di casa e dentro
l’animo di chi narra.
Nei mesi in cui la pandemia ha costretto tutti noi
a fermarci e specchiarci nei vetri delle nostre
finestre, questa figlia adulta e a sua volta madre
deve prendere la prima di molte difficili decisioni:
portare a casa con sé il padre, un tempo medico
autorevole e uomo creativo e bizzarro, ora malato,
dal corpo ancora integro ma con la mente che sta
inesorabilmente svanendo. Dover chiedere aiuto,
per l’accudimento quotidiano, ad altre donne venute
da lontano. Deporre ogni rivendicazione filiale,
rinunciare alle parole e riconoscere che tutto ciò
che unisce figli e genitori – all’inizio come alla fine
della vita – sono semplici gesti di cura. Compilare
il modulo di richiesta per una RSA...
Francesca Magni raccoglie i frammenti
di un’esperienza comune a tanti di noi – veder
“tornare bambini” coloro che ci hanno messi al mondo,
accettare di non avere le forze per assisterli –
e costruisce un racconto fatto di tentativi, smarrimenti,
affioramenti improvvisi di una memoria che non
si arrende al silenzio ma cerca ostinatamente
la salvezza della condivisione. Di fronte a un padre
presente ma ormai lontanissimo, queste pagine
cantano l’inconoscibilità radicale e insieme la
profonda intimità che ci unisce ai nostri genitori,
perché “non possiamo essere niente, se prima non
abbiamo certezza d’essere figli”.
Questa storia comincia con una corsa – una
telefonata nel cuore della notte, una donna che guida
nel buio – e poi si trasforma in un viaggio destinato
invece a svolgersi tutto tra le pareti di casa e dentro
l’animo di chi narra.
Nei mesi in cui la pandemia ha costretto tutti noi
a fermarci e specchiarci nei vetri delle nostre
finestre, questa figlia adulta e a sua volta madre
deve prendere la prima di molte difficili decisioni:
portare a casa con sé il padre, un tempo medico
autorevole e uomo creativo e bizzarro, ora malato,
dal corpo ancora integro ma con la mente che sta
inesorabilmente svanendo. Dover chiedere aiuto,
per l’accudimento quotidiano, ad altre donne venute
da lontano. Deporre ogni rivendicazione filiale,
rinunciare alle parole e riconoscere che tutto ciò
che unisce figli e genitori – all’inizio come alla fine
della vita – sono semplici gesti di cura. Compilare
il modulo di richiesta per una RSA...
Francesca Magni raccoglie i frammenti
di un’esperienza comune a tanti di noi – veder
“tornare bambini” coloro che ci hanno messi al mondo,
accettare di non avere le forze per assisterli –
e costruisce un racconto fatto di tentativi, smarrimenti,
affioramenti improvvisi di una memoria che non
si arrende al silenzio ma cerca ostinatamente
la salvezza della condivisione. Di fronte a un padre
presente ma ormai lontanissimo, queste pagine
cantano l’inconoscibilità radicale e insieme la
profonda intimità che ci unisce ai nostri genitori,
perché “non possiamo essere niente, se prima non
abbiamo certezza d’essere figli”.