L'italiano più famoso del mondo
Può sorprendere che il ''Times'' definisse Giovanni Battista Belzoni 'l'italiano più famoso del mondo'; ma lo era, e se non nel mondo, in Inghilterra.
Catapultato senza quasi saperlo o volerlo nel mondo dell'egittologia, dello spionaggio internazionale, della politica post-napoleonica, Belzoni era un gigante - altissimo, lo descrive Charles Dickens -, un genio dell'inventiva che si esprimeva nei molti campi dove lo portò il suo gusto per l'esplorazione. Gigante anche in quello che riuscì a fare e a ottenere: l'enorme testa di Ramses II (oggi al British Museum) è tra i molti reperti che Belzoni fece arrivare fino a Londra.
Fu tra i primi europei a spingersi fino in Nubia; tra il 1816 e il 1819 scoprì una decina di tombe nella Valle dei Re, tra cui la magnifica Tomba di Sethi I, spogliò i grandiosi templi di Abu Simbel dalla sabbia che li ricopriva e scoprì gli ingressi fino ad allora sconosciuti alla piramide di Chefren e allo stesso tempio di Abu Simbel.
Questo è il racconto della vita incredibilmente avventurosa di uno dei più affascinanti protagonisti dell'archeologia moderna.
Morì solo e povero, abbandonato da chi lo aveva usato e sostenuto.
Può sorprendere che il ''Times'' definisse Giovanni Battista Belzoni 'l'italiano più famoso del mondo'; ma lo era, e se non nel mondo, in Inghilterra.
Catapultato senza quasi saperlo o volerlo nel mondo dell'egittologia, dello spionaggio internazionale, della politica post-napoleonica, Belzoni era un gigante - altissimo, lo descrive Charles Dickens -, un genio dell'inventiva che si esprimeva nei molti campi dove lo portò il suo gusto per l'esplorazione. Gigante anche in quello che riuscì a fare e a ottenere: l'enorme testa di Ramses II (oggi al British Museum) è tra i molti reperti che Belzoni fece arrivare fino a Londra.
Fu tra i primi europei a spingersi fino in Nubia; tra il 1816 e il 1819 scoprì una decina di tombe nella Valle dei Re, tra cui la magnifica Tomba di Sethi I, spogliò i grandiosi templi di Abu Simbel dalla sabbia che li ricopriva e scoprì gli ingressi fino ad allora sconosciuti alla piramide di Chefren e allo stesso tempio di Abu Simbel.
Questo è il racconto della vita incredibilmente avventurosa di uno dei più affascinanti protagonisti dell'archeologia moderna.
Morì solo e povero, abbandonato da chi lo aveva usato e sostenuto.