Tommaso Campanella nacque a Stilo (Reggio Calabria) il 5 settembre 1568. Il padre, indigente e analfabeta, faceva lo “scarparo”. Campanella ebbe ingegno straordinario e assetato di sapere. Entrato nel 1582 nell’Ordine domenicano, si scontrò coi suoi superiori dei conventi calabresi, fra l’altro per il consenso col naturalismo di Telesio. Nel 1589, lasciata la Calabria, raggiunse Napoli; poi Roma, Firenze, Bologna, Padova e Venezia. Derubato dei suoi manoscritti dall’Inquisizione e accusato di eresia, nel 1594, su ordine del Sant’Uffizio, fu incarcerato a Roma; molte sue opere furono proibite. Gli fu ingiunto di tornare in Calabria. Lì, nel 1598, divenne capo di una congiura contro l’oppressione feudale e spagnola. Si sognava una repubblica comunitaria e teocratica. Scoperta e repressa la congiura, nel 1599 cominciò per Campanella una pluriennale e tormentata detenzione nei castelli di Napoli. Atrocemente torturato, non confessò e, fingendosi pazzo, salvò la vita. Nel 1626, scarcerato dagli Spagnoli e arrestato dal potere ecclesiastico, fu tradotto a Roma per essere giudicato dall’Inquisizione. Difese con vigore le proprie opere. Nonostante l’ostilità di alcuni prelati, instaurò buoni rapporti con il papa Urbano VIII. Abbandonando il filoispanismo (non privo di opportunismo), cominciò a parteggiare per la Francia. Nel 1634, inquieto per nuove accuse degli Spagnoli, si rifugiò in Francia. Fu bene accolto tra i dotti e alla corte del re. Cominciò a pubblicare le sue opere multiformi. Non poche le aveva scritte, e strenuamente riscritte, in carcere. Il 21 maggio del 1639, in Parigi, la morte interruppe l’impresa.
Scopri di più