Le passioni dell'anima
Ultimo dei trattati cartesiani, Le passioni dell’anima vede la luce
nel 1649, pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa dell’autore.
In origine doveva avere solo destinazione privata, a beneficio della
principessa Elisabetta di Boemia, afflitta da numerosi problemi di
salute che Cartesio considerava conseguenze di affezioni dell’anima.
Precisando puntigliosamente di voler parlare “in quanto fisico”,
l’autore trasfigura una materia d’occasione per includerla nel suo
piano di ricerca, che mette insieme la visione di una nuova scienza
dell’uomo e le prime rivoluzionarie prove della neurobiologia.
Importanti opere filosofiche e scientifiche contemporanee fanno
riferimento, anche in modo critico, a questo trattato cartesiano;
studiosi come Edelman, LeDoux, Minsky, Gardner, Damasio,
Tononi, solo per citarne alcuni, vi si sono ampiamente confrontati
nel corso degli ultimi vent’anni.
Le note al testo esplicitano i numerosi riferimenti al complesso
dell’opera cartesiana mentre un’ampia bibliografia, generale
e specifica sul tema degli “affetti”, offre un utile strumento
per ulteriori approfondimenti.
Il testo francese a fronte riproduce fedelmente quello dell’edizione
critica di riferimento (Ch. Adam–P. Tannery, OEuvres de
Descartes, vol. XI) con le correzioni apportate da G. Rodis-Lewis
nella sua edizione del Traité (Paris, Vrin 1955, 19702). L’edizione
è stata curata da Salvatore Obinu, che con una équipe del “Centro
Interdipartimentale di studi su Descartes e il Seicento” della
Università di Lecce è stato impegnato nella prima traduzione italiana
integrale della Correspondance di Cartesio.
Ultimo dei trattati cartesiani, Le passioni dell’anima vede la luce
nel 1649, pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa dell’autore.
In origine doveva avere solo destinazione privata, a beneficio della
principessa Elisabetta di Boemia, afflitta da numerosi problemi di
salute che Cartesio considerava conseguenze di affezioni dell’anima.
Precisando puntigliosamente di voler parlare “in quanto fisico”,
l’autore trasfigura una materia d’occasione per includerla nel suo
piano di ricerca, che mette insieme la visione di una nuova scienza
dell’uomo e le prime rivoluzionarie prove della neurobiologia.
Importanti opere filosofiche e scientifiche contemporanee fanno
riferimento, anche in modo critico, a questo trattato cartesiano;
studiosi come Edelman, LeDoux, Minsky, Gardner, Damasio,
Tononi, solo per citarne alcuni, vi si sono ampiamente confrontati
nel corso degli ultimi vent’anni.
Le note al testo esplicitano i numerosi riferimenti al complesso
dell’opera cartesiana mentre un’ampia bibliografia, generale
e specifica sul tema degli “affetti”, offre un utile strumento
per ulteriori approfondimenti.
Il testo francese a fronte riproduce fedelmente quello dell’edizione
critica di riferimento (Ch. Adam–P. Tannery, OEuvres de
Descartes, vol. XI) con le correzioni apportate da G. Rodis-Lewis
nella sua edizione del Traité (Paris, Vrin 1955, 19702). L’edizione
è stata curata da Salvatore Obinu, che con una équipe del “Centro
Interdipartimentale di studi su Descartes e il Seicento” della
Università di Lecce è stato impegnato nella prima traduzione italiana
integrale della Correspondance di Cartesio.