La vita dell'altro
La vita dell’altro è il racconto inedito
dell’amicizia molto speciale tra due giganti
del Novecento. Joyce, irlandese abbastanza
ribelle che arriva in Italia perché ama la lingua
e la cultura italiana, ma anche per fuggire da
un’Irlanda sotto il doppio giogo dell’Impero
britannico e della Chiesa cattolica, e Svevo,
un signore di mezza età, di origini ebraiche,
che dopo anni in banca lavora nell’industria
di vernici per applicazioni subacquee della
famiglia della moglie.
Joyce insegna inglese, e si distingue subito
a Trieste per i suoi comportamenti poco
ortodossi. Svevo, bonario uomo di famiglia,
si accorge di lui e inizia a frequentarlo,
prima da allievo, poi da amico. Dal loro incontro
nasce qualcosa. Si scambiano gli scritti
e ammirano le rispettive opere. Svevo aiuta
spesso Joyce, sempre a corto di denaro, e questi
ricambierà la sua generosità contribuendo a farlo
diventare un caso letterario internazionale.
Le loro storie si incrociano e ci parlano
di un’amicizia profonda, non soltanto di affinità.
E si intrecciano in un curioso entanglement
anche le loro opere, capaci di dialogare
da posizioni distanti su temi condivisi e segreti.
La vita dell’altro è una storia non ancora
raccontata, che mostra l’esistenza tra questi
due mostri sacri del Novecento di un rapporto
assai profondo, di un’affinità elettiva ma anche
di una voglia di sostenersi a vicenda e guardarsi
negli occhi per riconoscersi.
Questa storia minima di due grandi racconta
tramite eventi, resoconti, impressioni, incroci
e simultaneità come le opere e le esistenze
di Svevo e Joyce continuano a scrutarci
oscuramente dal passato, con occhi attenti
e divertiti, fissi sui nostri futuri.
La vita dell’altro è il racconto inedito
dell’amicizia molto speciale tra due giganti
del Novecento. Joyce, irlandese abbastanza
ribelle che arriva in Italia perché ama la lingua
e la cultura italiana, ma anche per fuggire da
un’Irlanda sotto il doppio giogo dell’Impero
britannico e della Chiesa cattolica, e Svevo,
un signore di mezza età, di origini ebraiche,
che dopo anni in banca lavora nell’industria
di vernici per applicazioni subacquee della
famiglia della moglie.
Joyce insegna inglese, e si distingue subito
a Trieste per i suoi comportamenti poco
ortodossi. Svevo, bonario uomo di famiglia,
si accorge di lui e inizia a frequentarlo,
prima da allievo, poi da amico. Dal loro incontro
nasce qualcosa. Si scambiano gli scritti
e ammirano le rispettive opere. Svevo aiuta
spesso Joyce, sempre a corto di denaro, e questi
ricambierà la sua generosità contribuendo a farlo
diventare un caso letterario internazionale.
Le loro storie si incrociano e ci parlano
di un’amicizia profonda, non soltanto di affinità.
E si intrecciano in un curioso entanglement
anche le loro opere, capaci di dialogare
da posizioni distanti su temi condivisi e segreti.
La vita dell’altro è una storia non ancora
raccontata, che mostra l’esistenza tra questi
due mostri sacri del Novecento di un rapporto
assai profondo, di un’affinità elettiva ma anche
di una voglia di sostenersi a vicenda e guardarsi
negli occhi per riconoscersi.
Questa storia minima di due grandi racconta
tramite eventi, resoconti, impressioni, incroci
e simultaneità come le opere e le esistenze
di Svevo e Joyce continuano a scrutarci
oscuramente dal passato, con occhi attenti
e divertiti, fissi sui nostri futuri.