Overlook
La felicità delle immagini, il peso delle parole
Affascinante come un romanzo, documentato
come un saggio accademico, La felicità delle
immagini, il peso delle parole non è né l’una
né l’altra cosa: è piuttosto un’acuta ricognizione
di territori cari all’autrice, che da sempre
fa la spola tra il mondo della scrittura e quello
dell’arte. Se gli anni trenta del secolo scorso
sono stati tutto un fervore di scambi e relazioni
tra questi mondi, già negli anni sessanta quella
temperie veniva rievocata con una sorta
di nostalgia da Pasolini, che pure insieme
ai colleghi ha praticato la stessa dimensione
di prossimità. Moravia che non smette mai
di disegnare; Calvino che insinua che chi
si esprime col pennello sia più felice di chi usa
la penna; Volponi che del collezionismo di
quadri fa quasi una malattia. Ne esce il ritratto
di un tempo vivido e interessante, ricco di idee
in perenne circolazione: perché il rapporto fra
parola e immagine nei testi letterari mai come
oggi è attuale e ricco di implicazioni.
Affascinante come un romanzo, documentato
come un saggio accademico, La felicità delle
immagini, il peso delle parole non è né l’una
né l’altra cosa: è piuttosto un’acuta ricognizione
di territori cari all’autrice, che da sempre
fa la spola tra il mondo della scrittura e quello
dell’arte. Se gli anni trenta del secolo scorso
sono stati tutto un fervore di scambi e relazioni
tra questi mondi, già negli anni sessanta quella
temperie veniva rievocata con una sorta
di nostalgia da Pasolini, che pure insieme
ai colleghi ha praticato la stessa dimensione
di prossimità. Moravia che non smette mai
di disegnare; Calvino che insinua che chi
si esprime col pennello sia più felice di chi usa
la penna; Volponi che del collezionismo di
quadri fa quasi una malattia. Ne esce il ritratto
di un tempo vivido e interessante, ricco di idee
in perenne circolazione: perché il rapporto fra
parola e immagine nei testi letterari mai come
oggi è attuale e ricco di implicazioni.