Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini
“Gli oculari di vetro hanno riverberi e riflessi diabolici.
Nell’immaginario, travisano e pervertono la realtà:
ingrandiscono e rimpiccioliscono; invertono, ribaltano,
sdoppiano... L’occhio è il ‘portinaio’ del diavolo”, si legge
nel Corpus Thomisticum. Il gesto del guardare è il primo
e spontaneo approccio al mondo, per conoscerlo ma anche
per insinuarsi laddove non dovrebbe: nell’intimità dei nostri
simili. Ed è appunto incentrato sul tema dello sguardo
e dei suoi strumenti – gli occhiali, il binocolo e il telescopio –
questo piccolo ma densissimo saggio che opera un’incursione
tra decine di capolavori letterari, pittorici e architettonici
alla ricerca del dettaglio indiscreto. In una serie di dotte
spigolature su Comenio, Marcel Duchamp, Alfred Hitchcock,
Saul Steinberg, Georges Perec, Leonardo Sciascia e molti altri,
Nigro va a caccia di quelle allusioni che a partire dal Seicento,
con il romanzo picaresco Il diavolo zoppo di Vélez de Guevara,
creano una connessione tra il maligno e la sua natura spiona
e rivelatrice. Dove l’inferno, e il suo transfuga, hanno preso
stanza nella mostruosità bipede dell’uomo.
“Gli oculari di vetro hanno riverberi e riflessi diabolici.
Nell’immaginario, travisano e pervertono la realtà:
ingrandiscono e rimpiccioliscono; invertono, ribaltano,
sdoppiano... L’occhio è il ‘portinaio’ del diavolo”, si legge
nel Corpus Thomisticum. Il gesto del guardare è il primo
e spontaneo approccio al mondo, per conoscerlo ma anche
per insinuarsi laddove non dovrebbe: nell’intimità dei nostri
simili. Ed è appunto incentrato sul tema dello sguardo
e dei suoi strumenti – gli occhiali, il binocolo e il telescopio –
questo piccolo ma densissimo saggio che opera un’incursione
tra decine di capolavori letterari, pittorici e architettonici
alla ricerca del dettaglio indiscreto. In una serie di dotte
spigolature su Comenio, Marcel Duchamp, Alfred Hitchcock,
Saul Steinberg, Georges Perec, Leonardo Sciascia e molti altri,
Nigro va a caccia di quelle allusioni che a partire dal Seicento,
con il romanzo picaresco Il diavolo zoppo di Vélez de Guevara,
creano una connessione tra il maligno e la sua natura spiona
e rivelatrice. Dove l’inferno, e il suo transfuga, hanno preso
stanza nella mostruosità bipede dell’uomo.