Un'orchestra di piccole voci
Nigeria, anni 2000. Nonso salva Ndali, una
giovane donna che sta per gettarsi da un ponte,
e lo fa lanciando in acqua due dei suoi
preziosissimi polli per dimostrarle il rischio
che corre. Uniti dal dramma di quella notte,
i due si innamorano; lei però è di famiglia ricca
mentre lui è un modesto allevatore, ignorante,
per di più. Per poter ambire alla sua mano vende
tutto quello che ha allo scopo di pagarsi gli studi
a Cipro, e affida il suo denaro a un conoscente
che si premura di fare da intermediario. Si tratta
di una truffa: una volta a Cipro, il buon Nonso
trova “l’Africa in Europa”, vede svaporare
la speranza di studiare, viene scambiato per
Ronaldinho e si infila in una sequenza di guai
che lo condurranno verso la violenza.
La vicenda è narrata dal chi, lo spirito guardiano
di Nonso, in conversazione con la coorte
di divinità alte e basse che affollano l’Olimpo
Igbo: vecchia saggezza, proverbi, ventate
di buonsenso s’intrecciano in un racconto
tragicomico, detto in una prosa limpida e vivida,
in cui la passione dichiarata di Obioma per Omero
s’innesta sugli amatissimi miti delle sue radici.
Nigeria, anni 2000. Nonso salva Ndali, una
giovane donna che sta per gettarsi da un ponte,
e lo fa lanciando in acqua due dei suoi
preziosissimi polli per dimostrarle il rischio
che corre. Uniti dal dramma di quella notte,
i due si innamorano; lei però è di famiglia ricca
mentre lui è un modesto allevatore, ignorante,
per di più. Per poter ambire alla sua mano vende
tutto quello che ha allo scopo di pagarsi gli studi
a Cipro, e affida il suo denaro a un conoscente
che si premura di fare da intermediario. Si tratta
di una truffa: una volta a Cipro, il buon Nonso
trova “l’Africa in Europa”, vede svaporare
la speranza di studiare, viene scambiato per
Ronaldinho e si infila in una sequenza di guai
che lo condurranno verso la violenza.
La vicenda è narrata dal chi, lo spirito guardiano
di Nonso, in conversazione con la coorte
di divinità alte e basse che affollano l’Olimpo
Igbo: vecchia saggezza, proverbi, ventate
di buonsenso s’intrecciano in un racconto
tragicomico, detto in una prosa limpida e vivida,
in cui la passione dichiarata di Obioma per Omero
s’innesta sugli amatissimi miti delle sue radici.