Mattino della seconda neve
Tra le voci poetiche più innovative, originali
e talentuose della letteratura russa di fine
Novecento, Elena Švarc ha attinto a piene mani
alle più diverse tradizioni, dalle elegie di Properzio
nei lunghi cicli in cui incarna l’antica Cinzia alle
avanguardie storiche fino alla grande poesia russa
di inizio ventesimo secolo di cui è stata vera erede.
Nei suoi versi colpiscono il peculiare simbolismo,
la carica sensuale e mistica, le riflessioni sul corpo
– depositario dell’anima, e quindi mappa stellare
delle esperienze emotive del soggetto – e sulla
sessualità, la fede nel potere della parola poetica
e la consapevolezza di star cantando, in uno stile
ammaliante, dalla metrica irregolare e dalle rime
imperfette, la fine di una tradizione, il momento
liminare in cui le forme e ciò che ancora
conservano si dissolvono.
Tra le voci poetiche più innovative, originali
e talentuose della letteratura russa di fine
Novecento, Elena Švarc ha attinto a piene mani
alle più diverse tradizioni, dalle elegie di Properzio
nei lunghi cicli in cui incarna l’antica Cinzia alle
avanguardie storiche fino alla grande poesia russa
di inizio ventesimo secolo di cui è stata vera erede.
Nei suoi versi colpiscono il peculiare simbolismo,
la carica sensuale e mistica, le riflessioni sul corpo
– depositario dell’anima, e quindi mappa stellare
delle esperienze emotive del soggetto – e sulla
sessualità, la fede nel potere della parola poetica
e la consapevolezza di star cantando, in uno stile
ammaliante, dalla metrica irregolare e dalle rime
imperfette, la fine di una tradizione, il momento
liminare in cui le forme e ciò che ancora
conservano si dissolvono.